New York, 19 marzo 2018 - Lo scandalo degli utenti di Facebook spiati e 'analizzati' a fini politici fa tremare il colosso dei social network. Con il titolo che chiude con il 6,8% di perdite a Wall Street (ma ci sono state punte anche di -7,5%). Che le nostre abitudini, gusti, spostamenti fossero ormai mappati ogni volta che navighiamo sul web o, banalmente, ci registriamo a una casella di posta elettronica era noto. Che i social avessero ampliato la gamma di preziosi dati sensibili a disposizione delle piattaforme pure. Ma che si arrivi a utilizzare tutto questo a fini politici per manipolare le intenzioni di voto, è stato troppo. La pietra dello scandalo si chiama Cambridge Analytica, la società di dati che ha aiutato Donald Trump nelle presidenziali del 2016 e ha giocato un ruolo importante nel referendum sulla Brexit.
La gola profonda è un ex dipendente, Christopher Wylie, un informatico che, dopo essersi licenziato per obiezione di coscienza, si è sfogato con i giornali rivelando come la società costruì un sofisticato sistema di mappatura della psicologia degli elettori anche grazie a un maxi 'furto' di dati di 50 milioni di americani, usati poi per spot politici mirati e per influenzare gli orientamenti di voto. Secondo quanto emerso - rivelato in esclusiva dai quotidiani 'The Observer-The Guardian' e 'New York Times' - i dati sarebbero stati raccolti senza che gli interessati ne avessero consapevolezza e in modi che violano le condizioni di utilizzo di Facebook. L'informatico rivela anche che i primi contatti tra Cambridge Analytica e l'ex manager della campagna Trump, Corey Lewandowski, risalgono al 2015, ancora prima che il magnate annunciasse la sua intenzione di scendere in campo. "Dobbiamo fare un passo indietro e depoliticizzare - avverte - perché tutto ciò riguarda la sicurezza degli americani e l'integrità del processo democratico americano". Intanto, i profili Facebook e Instagram di Wyle sono stati bloccati. "Orripilante", twitta la commissaria europea per la Giustizia, Vera Jourova, che avverte: "Non vogliamo questo in Europa".
La bufera ha travolto Mark Zuckerberg, con Stati Uniti e Gran Bretagna che adesso pretendono di sapere quanto Facebook sapesse di tutto ciò. Il social network ha, infatti, ha oscurato Cambridge Analytica venerdì scorso, tre anni dopo aver scoperto che aveva infranto le regole del social network, acquistando illegalmente i dati raccolti dall'app 'thisisyourdigitallife', messa a punto dall'accademico russo-americano Aleksandr Kogan.
L'applicazione era stata presentata a Facebook e ai suoi utenti come uno strumento per ricerche psicologiche la cui raccolta dati sarebbe servita per fini esclusivamente accademici, una sorta di test che prometteva di rivelare alcuni lati della personalità, uno di quei 'giochini' che fabnno impazzire la gente sui social.
Lo stesso Kogan ora si dice "pronto a parlare con l'Fbi e davanti al Congresso americano" mentre l'amministratore delegato di Cambridge Analytica, Alexander Nix, prova a difendersi: "Abbiamo cancellato i dati Facebook quando siamo stati avvertiti di una possibile violazione delle regole del social media", assicura. Nella sostanza, cambia poco. Intanto il Grarante britannico per l'informazione ha già fatto sapere che intende passare al setaccio i database e i server utilizzati e, per questo, chiederà un mandato per perquisire la sede di Cambridge Analytica.