Roma, 12 dicembre 2024 – Sunniti e sciiti, jihadisti contro il regime alleato di Iran e Hezbollah libanesi, nascosto sotto l’ombrello protettivo dei missili russi. E poi gli interessi dei turchi che sostengono i ribelli; e quelli di Israele, che ha bisogno di sminare i territori di confine per non finire sotto una pioggia di razzi. Un mosaico orientale complicato dalla presenza di tanti tasselli. “Ma alla fine, tutti torneranno al punto di partenza: la necessità di fare la pace; con o senza Bashar al-Assad”. È così che la vede il docente israeliano Eyal Ziser, storico del Medio Oriente, vice rettore dell’Università di Tel Aviv.
Professor Ziser, cosa sta accadendo in Siria?
“Fino a poche settimane fa la situazione era stabile. Assad aveva superato la guerra civile che ha dilaniato il Paese nell’ultimo decennio, ma era debole e non aveva il controllo su molte regioni. Anche i ribelli sembravano deboli prima di sorprendere tutti, compreso l’esercito siriano, che ha ceduto”.
Le divisioni etniche interne favoriscono i ribelli?
“Le minoranze erano sempre state unite, ma ora i curdi sono appoggiati dagli americani, i drusi hanno preso le distanze dal regime, mentre gli alawiti sono rimasti da soli e i cristiani sono emigrati in Europa. Quindi i ribelli, sotto la bandiera dell’Islam, possono facilmente unire la comunità sunnita”.
In che modo la crisi in Medio Oriente, innescata dal conflitto tra Israele e Hamas, ha riacceso la guerra civile siriana?
“La Russia è impegnata in Ucraina, l’attenzione dell’Iran si è concentrata su Gaza e sul Libano; e Hezbollah ha subito pesanti colpi. Quindi nell’ultimo anno Teheran e i suoi alleati si sono indeboliti”.
Quali interessi deve difendere Israele nel contesto siriano?
“Tel Aviv deve evitare che il caos si diffonda nelle aree di confine. Inoltre deve impedire che Iran e Hezbollah stabiliscano una presenza militare forte in Siria, bloccare il trasferimento di armi da Teheran a Beirut. Negli ultimi anni Israele ha perseguito questa strategia con raid aerei che hanno ottenuto alcuni successi”.
Hezbollah ha ancora un ruolo importante nel Paese?
“Fiaccati dalla guerra con Israele, i miliziani libanesi hanno un peso limitato. Prima, invece, erano riusciti a disturbare lo Stato ebraico compiendo numerosi attacchi dal Sud della Siria”.
La presenza russa ha cambiato l’equilibrio di potere in Medio Oriente. In che modo Israele si rapporta a Mosca?
“I russi sembravano i grandi vincitori della partita siriana, ma ora la situazione si è complicata. Ad ogni modo, Tel Aviv ha mantenuto canali aperti coordinandosi con Mosca per le sue operazioni in Siria”.
Il regime di Bashar al-Assad sta crollando?
“È troppo presto per dirlo. L’ultima volta furono i russi e gli iraniani a salvarlo. Assad è troppo debole per resistere da solo”.
Il conflitto a Damasco può cambiare le dinamiche regionali?
“Una sconfitta dell’asse iraniano favorirebbe Israele e i suoi alleati arabi, che continueranno a lavorare insieme temendo la politica di Teheran e guardando con sospetto alle ambizioni di Ankara”.