Giovedì 26 Dicembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Expo 2030, maxi eventi e affari per ripulirsi l’immagine. Riad sulle orme di Doha

L’Arabia vuole replicare il colpaccio riuscito al Qatar con i Mondiali. Business da 45 miliardi. Roma è candidata, ma rischia lo scippo. La Francia sta con la monarchia saudita nonostante i diritti umani violati

Sette anni fa a Milano si è svolto l’ultimo Expo in Italia: oltre 21 milioni di visitatori

Roma, 20 dicembre 2022 - La tecnica è sempre la stessa: ripulire l’immagine di un paese discusso attraverso l’organizzazione di megaeventi sportivi, musicali o espositivi. Eventi tipicamente neutri, luccicanti, asettici, ma che vadano in tv e sulle prime pagine. E facciano dimenticare le mancanze sul fronte dei diritti umani, civili, politici dei paesi che li organizzano. Il trionfo dell’età dell’apparenza.

Dopo lo ’sportwashing’ del mondiale di calcio appena conclusosi in Qatar, l’Arabia Saudita tenta l’expowashing: mettere le mani sull’Expo 2030, scippandolo a quello che fino a qualche mese sembrava essere il candidato più forte, Roma, che si è fatta avanti come la sudcoreana Busan e l’ucraina Odessa (che oggi ha però ben altri problemi). L’Expo romano si annuncia ben calibrato: ha una città magica, un tema nevralgico come quello della rigenerazione e dei rapporti tra le persone e i territori e sarebbe un’Expo all’insegna dell’inclusione e dei diritti, qualcosa che Riad non può neppure ipotizzare. E poi dopo l’Expo 2020 a Dubai e quello 2025 a Osaka, sarebbe l’ora di un Expo non in Asia. Sarebbe. Ma a Riad hanno petrodollari e disinvoltura. E si sono candidati

"I sauditi – dice da Londra un osservatore che ben conosce certe dinamiche – sono moltp attivi, hanno un perimetro giuridico più ampio rispetto a quello occidentale e hanno molti mezzi che usano, come dimostra il caso Qatar, con una certa disinvoltura. I coreani hanno delle grandi aziende, anche loro con dovizia di mezzi. I due sono anche in guerra tra di loro, con i sauditi che sono arrivati a ricattare i coreani dicendo che le loro aziende sono troppo attive nel promuovere l’Expo a Busan e per questo si possono scordare le commesse in Arabia Saudita. Ma se fossero sicuri del fatto loro, i sauditi non chiederebbero il voto segreto".

Partita aperta quindi? Riad diffonde notizie trionfalistiche e fa sapere di avere tra 60 e 66 Paesi schierati al suo fianco. Tra questi Cina, Pakistan, Turchia, Indonesia, Egitto, Algeria, Marocco, Kazakstan ma anche Grecia, Norvegia, Armenia e la bellezza di 25 Paesi subshariani più Cuba, Venezuela, Perù, Ecuador, Thailandia, Sri Lanka, Bangladesh e altri, tra cui diversi microstati come Tonga (il cui voto vale quanto quello di Cina o Stati Uniti).

Tra i tentati ad appoggiare l’Arabia Saudita ci sarebbe – replica esatta di quanto visto con Qatar 2022 – la Francia, il cui presidente Macron il 29 luglio ha visitato Riad facendo promesse. La cosa non è piaciuta al sindaco di Roma. E non a caso, perché secondo uno studio della Luiss l’Expo a Roma vale circa 45 milIardi di euro in 5 anni: è un megabusiness che va difeso a oltranza. "La sindaca di Parigi ha detto che non condivide la scelta del governo francese sull’appoggio alla candidatura all’Expo 2030 di Riad – ha dichiarato Roberto Gualtieri – e ha detto che le sarebbe stato naturale appoggiare Roma. La ringrazio. Spero che dopo la vicenda Qatar il governo francese sia particolarmente attento nella sua scelta".

"Ho inviato tutti ad una particolare attenzione – ha proseguito – per Expo. Questo scandalo drammatico ci dice che ci sono state corruzioni apparentemente singole, ma ha anche mostrato le fragilità dei meccanismi decisionali su eventi che avvengono molto dopo rispetto ad azioni di lobby molto pressanti".

Ma la tendenza in alcuni Paesi è a chiudere gli occhi (e talvolta a incassare lucrose compensazioni in termini di commesse e/o investimenti) all’atto di decidere una candidatura, salvo poi lamentarsi in prossimità dell’evento, per sciacquarsi l’anima. I sauditi, peraltro, giocano su più tavoli. Dopo essersi aggiudicati i giochi asiatici invernali nel 2029 (giochi invernali in una paese torrido e desertico, si badi bene) hanno anche una alternativa ad Expo: i Mondiali di calcio 2030, per i quali meditano di presentare la prima candidatura congiunta di Paesi di tre continenti: Arabia Saudita (Asia), Egitto (Africa) e Grecia (Europa). La partita dell’Expo si deciderà a novembre 2023, quella del Mondiale 2030 nel 2024: è la (ricca) carta di riserva.

Nel frattempo, dallo scorso maggio il Saudi Arabia Tourism Board ha messo sotto contratto (per 28 milioni euro) Lionel Messi, che sul sito visitsaudi.com fa già da ambasciatore turistico del regno. E pazienza che nel 2030 contro Arabia Saudita-Egitto-Grecia potrebbero concorrere la sua Argentina con Cile, Uruguay e Paraguay. Gli affari sono affari e le bandiere di solito sventolano dove tira il vento.