Domenica 23 Febbraio 2025
Davide Nitrosi
Esteri

L’ex ministra francese Goulard: “Troppi rischi da Kiev nella Ue. Prima l’Unione deve riformarsi”

L’ex eurodeputata macroniana ha guidato la Difesa ed è stata consigliera di Prodi nella Commissione. “C’è già l’ipotesi di un conflitto diretto con Putin. Un allargamento eccessivo a Est ci indebolirebbe”

Roma, 23 febbraio 2025 – “Grande da morire” questa Europa, che mai come oggi rischia di esplodere. Sia per le minacce esterne, sia perché la spinta ad allargarsi all’Ucraina, ai Paesi balcanici e alla Georgia potrebbe rivelarsi un autogol. Parola di Sylvie Goulard, ex consigliera di Prodi ai tempi della Commissione europea, poi ministra in Francia, europarlamentare e autrice di un libro appena edito dal Mulino il cui titolo è proprio così: “Grande da morire“. Europeista convinta. Anzi, adulta.

Sylvie Goulars ed Emmanuel Macron
Sylvie Goulars ed Emmanuel Macron

Trump ha colpito come un ciclone l’Europa attaccando Zelensky e trattando con Putin. Questo modifica radicalmente e improvvisamente l’opportunità di far entrare l’Ucraina nell’Unione?

“Improvvisamente? Nel 2009 il presidente Obama ci chiese già di assumere la responsabilità della nostra sicurezza, come pure hanno fatto i suoi successori. Nel 2017 (ero ministra della difesa in Francia), Trump dichiarò la Nato “obsoleta”. Non ha mai nascosto di voler distruggere l’Ue. Il “ciclone” era prevedibile. Proporre all’Ucraina di entrare nell’Unione senza un piano di riforma dell’Ue (rinuncia al veto nazionale, difesa comune, competitività) non è serio”.

L’ingresso di altri Paesi nel mirino di Putin può rendere l’Europa un nuovo fronte con un conflitto diretto con Mosca, come dice Kallas?

“L’ipotesi di un confronto diretto esiste già. A Monaco nel 2007, Putin espose la sua frustrazione di fronte alla dominazione “unipolare” americana. L’allargamento della Nato ai Paesi dell’ex patto di Varsavia era per lui “una provocazione”. E il Baltico è ormai un mare Nato. Se gli Stati Uniti (che spendono più di 800 miliardi all’anno in armamenti e sanno combattere), ci lasciano o – eventualità peggiore – se si avvicinano alla Russia, saremo molto più vulnerabili. Baltici, polacchi, rumeni sono allarmati, forse a ragione, e se loro cadessero, noi italiani, francesi, non possiamo sperare di conservare uno status di vita pacifico”.

Perché nel libro definisce “illusorio” pensare che l’allargamento a 36 o 37 possa contenere la Russia?

“Un’Unione pasticciata fatta di Stati lenti a decidere, eterogenei, non può essere potente. Secondo Tucidide, “la forza della città non sta nelle sue navi, né nei suoi bastioni, ma nel carattere dei suoi cittadini“. La nostra città è l’Europa”.

L’Italia di Giorgia Meloni è vicina a Trump, in Germania cresce l’AfD, la Francia ha un presidente indebolito, l’Ungheria è filo-russa... L’allargamento è pericoloso o ingestibile per questo contesto?

“La debolezza c’è, non dobbiamo negarla, né incolpare gli elettori. I cosiddetti europeisti hanno fatto troppo poco, da anni. Tuttavia, i cosiddetti “patrioti” ingannano i cittadini. Non può durare l’illusione attuale, cioè mettersi in tasca i vantaggi della pace, del mercato unico e il Pnrr e allo stesso tempo colpire Bruxelles e ubriacarsi di “interessi nazionali”. Dopo 80 anni di pace e prosperità, ci comportiamo come figli di papà. Sprechiamo l’eredità. E non parlo della “moda” pericolosa di negare il cambiamento climatico”.

In Europa cresce la disinformazione e il soft power russo. Ci sono partiti che simpatizzano con Mosca, magari perché finanziati. È questo il vero pericolo per la Ue?

“Si, quando parla di Putin, Marine Le Pen parla del suo banchiere. E non è la sola. Anche Musk fa disinformazione. Il pericolo è doppio”.

Rischiamo un’Europa vassalla della Russia?

“Dipende da noi evitarlo. Possiamo mettere in comune la potenza economica del più largo mercato al mondo, la tecnologia della nostra industria di difesa (italiana inclusa certamente), la dissuasione francese, l’esperienza che hanno della Russia i partner dell’Europa centrale. Le risorse, materiali e immateriali, le abbiamo, inclusa un’esperienza unica di cooperazione sovranazionale, l’euro con una Bce federale, la Corte di Giustizia. Solo il nazionalismo ci frena. Che diranno di noi i nostri figli se continuiamo a esitare?”.

Perché l’America ci ha traditi per riallacciare con Mosca?

“Prima di lamentarci, guardiamoci allo specchio. Siamo stati dilettanti, pigri, nazionalisti. Se diventiamo più seri, saremo più credibili”.

Ma una politica europea comune della difesa è realistica? Chi comanderebbe l’esercito?

“Non lo so, ma possiamo lavorarci. Iniziamo subito, nell’ambito dei trattati o, se certi Paesi bloccano, o hanno la tentazione di Mosca o di Mar-a-Lago, senza di loro. Quale sarebbe l’alternativa?”

Sono in declino anche i nostri valori – l’eguaglianza, il rispetto delle diversità, lo stato sociale – sacrificabili sul tavolo delle spese per la difesa?

“Dovremo fare delle scelte dolorose, è vero, ma la posta in gioco è quella: la pace, la nostra libertà, il nostro modo di vita. Mi sembra che ne valga la pena”.