Roma, 22 giugno 2024 – Paul Whelan, ex marine statunitense, ha superato i 2 mila giorni di detenzione in Russia. “Un’incredibile quantità di tempo per un crimine mai avvenuto”, ha detto la Cnn.
Whelan è stato arrestato il 28 dicembre 2018 in un albergo di Mosca e poi condannato a 16 anni di carcere per spionaggio. Al momento si trova in un campo di prigionia in Mordovia. Per le autorità russe, l’ex marine aveva con sè al momento dell’arresto una chiavetta USB contenente informazioni riservate. Si tratta di un’accusa che è sempre stata negata da Whelam e che è considerata infondata dal governo degli Stati Uniti.
Il detenuto statunitense chiede ora che le autorità Usa prendano “più sul serio” la sua vicenda. Per Whelan, “dovrebbero essere intraprese azioni decisive” da Washington, che dovrebbe “riempire Guantanamo Bay con funzionari russi, arrestare spie russe”. L’ex marine ha ricordato anche il caso di Evan Gershkovich, giornalista statunitense che il 13 giugno è stato incriminato ufficialmente in Russia con l’accusa di spionaggio.
La famiglia di Whelan ha rilasciato pochi giorni fa un comunicato per chiedere maggiore impegno da parte della Casa Bianca. Secondo la famiglia, gli Usa non avrebbero fatto “più di un'offerta per ottenere il rilascio di Paul” e il governo avrebbe “ridotto le informazioni rese disponibili” alla famiglia. "Il caso di Paul non sembra essere una priorità”, conclude il comunicato.