Sabato 23 Novembre 2024
RICCARDO JANNELLO
Esteri

Essequibo, un tesoro nascosto. Ecco perché il Venezuela ha invaso il territorio della Guyana

Il presidente Maduro ha prima indetto un referendum unilaterale, quindi ha proceduto con l’annessione proclamando la regione il 24° Stato del Venezuela

La Guyana Esequiba è il territorio che il Venezuela vuole annettersi

La Guyana Esequiba è il territorio che il Venezuela vuole annettersi

Caracas, 2 giugno 2024 – “Il sole del Venezuela sorge nell’Essequibo!”. L’annuncio è di quelli che rischiano di scatenare reazioni senza freno non solo nella disputa fra la Repubblica Bolivariana del Venezuela a la Repubblica Cooperativa di Guyana, ma anche per la situazione politica di un continente, il Sud America, da sempre abituato a scossoni interni. La vexata quaestio risale al periodo delle colonie quando l’intera regione faceva parte della Capitaneria Generale del Venezuela, ma il dominio di Caracas non veniva esercitato in modo attivo anche perché la regione ora contesa era inaccessibile e con una popolazione limitata: foreste e foreste, nulla di troppo interessante. Poi con il progredire dei secoli e le varie occupazioni, il Venezuela si è ricordato dell’Essequibo, i cui confini erano stati tracciati a favore della Guyana: il ritrovamento di idrocarburi sia nell’interno sia nelle acqua di competenza ha fatto scattare la molla di una serie di rivendicazioni che con il governo chavista di Nicolas Maduro, addirittura più deciso del mitico predecessore, ha attuato una vera e propria politica di annessione del territorio considerato parte integrante del Venezuela compreso nella macroregione della Guyana Venezuelana, che comprende tre degli Stati federali: Bolivar, Delta Amacuro e Amazonas; il quarto, nell’idea del Caudillo, è appunto l’Essequibo.

Da qui il referendum unilaterale che ha decretato – in modo molto poco democratico – che “l’Essequibo è a tutti gli effetti il ventiquattresimo Stato federale del Venezuela”. In realtà i confini richiesti dal Venezuela non sono riconosciuti da nessuno e tanto meno da Onu, Osa (Organizzazione degli Stati Americani) e Caricom (la Comunità dei Caraibi) che sperano solo che il conflitto non deflagri.

L’intervento del Brasile

Di una guerra ha paura il Brasile, potenza strategica della regione anche perché uno dei suoi Stati, il Roraima, confina sia con il Venezuela sia con la Guyana. E così il presidente Luis Inacio Lula da Silva ha inviato truppe e mezzi per evitare sconfinamenti e tenere sotto controllo la situazione, impegnandosi anche a organizzare una conferenza fra i Paesi per determinare una risoluzione pacifica della controversia. D’altra parte il Brasile ha già dovuto ricacciare in Venezuela, proprio dal Roraima, centinaia di migliaia di aspiranti profughi in fuga dalla povertà che regna nel Paese di Maduro.

La ricchezza del sottosuolo dell’Essequibo

Ma che cosa fa così attrattivo l’Essequibo? Non certo 160mila chilometri quadrati di foreste con una popolazione di meno di 100mila abitanti, ma quello che c’è sotto il terreno: petrolio, oro, vari altri minerali preziosi; gli idrocarburi sono presenti anche sotto il mare e navi da guerra venezuelane hanno cercato di circoscrivere le acque dove si trovano. A fare infuriare Maduro sono state le concessioni date unilateralmente dal presidente di Georgetown, Irfaan Ali, alla Exxon, l’azienda americana che in esclusiva può sfruttare i giacimenti già scoperti e quelli in via di individuazione.

L’annessione del Venezuela

Da qui la mossa di Maduro prima con un referendum con cinque quesiti nel quale oltre 10 milioni di venezuelani si sono espressi al 95% per l’annessione della Guyana Essequiba a Caracas e ora con la promulgazione di un decreto nel quale riconosce l’Essequibo come il ventiquattresimo Stato federale ponendo la capitale provvisoria al confine, nella città di San Martin de Turumban (nello Stato di Bolivar), affidando l’avamposto al generale Domingo Hernandez Larez che ha già dato ordine di costruire un ponte sul fiume Yuruan. “Non siamo noi gli aggressori, ma i signori americani del petrolio conniventi con il governo di Georgetown”, ha dichiarato il ministro degli Esteri di Caracas, Yvan Gil. “Non ci fermeremo, il popolo è con noi”, ricorda Maduro. Una guerra regionale è possibile, per questo il Brasile farà di tutto per fermarla.