Beirut, 5 agosto 2020 - Le esplosioni che hanno devastato il porto di Beirut hanno ucciso oltre 130 persone e ne avrebbero ferite almeno 5.000. Il boato è stato così potente che si è sentito anche a Cipro, a circa 240 chilometri di distanza. Il cuore della capitale è stato letteralmente devastato. Le detonazioni hanno letteralmente raso al suolo l'area industriale che si affaccia sul mare. Le finestre dei palazzi di un intero distretto commerciale si sono letteralmente sbriciolate. Ma al di là dei danni, sono ancora molti i punti oscuri di questa tragedia.
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L'esplosivo
Secondo il governo libanese, a causare la devastazione sarebbe stata l'esplosione di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio. L'enorme carico sarebbe stato sequestrato nel 2014 a una nave diretta verso lo Zambia e da allora sarebbe rimasta in uno dei magazzini del porto. Secondo gli esperti la potenza di questo tipo di materiale è pari al 40% della stessa quantità di polvere di Tnt. La sostanza, noto fertilizzante chimico, è stata utilizzata anche in diversi attacchi terroristici, come quello di Oklahoma City nel 1995.
Armi nascoste
Secondo diversi esperti, oltre al nitrato di ammonio, nei magazzini potrebbe esserci stato dell'altro. Il colore dell'esplosione e il modo in cui è deflagrata fanno infatti sospettare che all'interno del magazzino potessero essere state nascosti degli armamenti militari. In particolare, il colore rosso del fungo ha fatto pensare che fosse esploso anche del litio, materiale usato nei propellenti dei missili.
La pista terroristica
Per ora quasi tutti parlano di un incidente. Tra i primi ad avanzare l'ipotesi che quello al porto di Beirut potesse essere un attentato è stato Donald Trump. “Ho incontrato alcuni dei nostri grandi generali – ha dichiarato il presidente americano – e a loro non è sembrata un'esplosione che può avvenire in un distretto industriale. Pensano che sia stato un attentato”. Il Pentagono tuttavia ha subito smentito il tycoon. Secondo la Cnn, diversi funzionari hanno negato che le esplosioni siano il risultato di un attacco deliberato. Se i servizi segreti Usa avessero sospettato qualcosa, fanno notare dal ministero della Difesa, l'esercito si sarebbe mosso per mettere subito in sicurezza le truppe e gli asset americani. Cosa che però non è successa.
Le indagini
Al momento, tuttavia, la pista di un attentato non è stata scartata dalle autorità libanesi. Il capo del servizio di sicurezza nazionale, il generale maggiore Abbas Ibrahim, ha comunque avvertito di non fare “salti in avanti”. Beirut ha inoltre protestato pubblicamente nei confronti della Casa Bianca dopo le parole di Trump.
La coincidenza
Per ora la pista terroristica non viene abbandonata anche per via di una significativa coincidenza. L'esplosione è avvenuta a tre giorni dall'atteso verdetto del tribunale speciale incaricato dall'Onu di condurre le indagini sull'attentato in cui perse la vita l'ex premier Rafik Hariri nel 2005. Sotto processo, in contumacia, ci sono quattro membri di Hezbollah.