Roma, 7 dicembre 2024 - Le notizie ufficiali dal Congo - a quanto apprende l'ANSA da fonti informate - sembrano ridimensionare l'allarme per l'epidemia sconosciuta in Congo. Secondo il ministero della Sanità congolese l'epidemia dura da oltre 40 giorni ed i morti accertati in presidi sanitari sono 27 su 382 contagiati. Altri 44 decessi sono stati registrati nei villaggi limitrofi, ma senza una verifica della diagnosi, per un totale di circa 70 morti in una vasta area. Una gran parte dei decessi si deve però alla totale mancanza di cure. Il tasso di mortalità è intorno all'8%. La zona di Panzi, dove si è sviluppata la malattia, è estremamente remota e scarsamente popolata. La valutazione degli esperti al momento è che l'epidemia possa dunque essere contenuta.
Cambiano i numeri sulla malattia e si ridimensiona la letalità, che fino ad oggi è stata elemento di grande preoccupazione, perché molto elevata. Lo spiega anche Gianni Rezza, professore straordinario di Igiene presso l’università Vita-Salute San Raffaele di Milano. "Il sito, scientificamente autorevole, che in questo momento da maggiori informazioni è quello dell'International Society for Infectious Diseases, basato su notizie delle autorità congolesi, e riporta, ora, 394 casi di cui 30 deceduti. Il tasso di letalità, che quindi si attesta al 7,6%, sarebbe più basso di quanto anticipato", dice Rezza, che sottolinea come maggiore chiarezza si avrà degli esiti delle analisi che, problemi logistici del Paese a parte, sono state avviate. "Un team di Oms e Africa Cdc è operativo in loco. Mentre per i risultati dei test sono coinvolti un laboratorio in Angola e quello di riferimento a Kinshasa, dove i campioni devono arrivare. Per ora difficile azzardare ipotesi, considerato il contesto dell'Africa remota (con bambini malnutriti e affetti da febbri malariche)", dunque la mortalità non sempre è legata solo all'aggressività della malattia. "Potrebbe trattarsi di qualcosa di nuovo ma anche di uno dei tanti eventi che purtroppo ricorrono in quelle aree del mondo, dove anche l'accesso alle cure è scarso", conclude Rezza.
"Dalla sintomatologia potrebbe trattarsi di una febbre emorragica. Sono delle forme virali come per esempio Ebola o la febbre emorragica di Congo-Crimea, cioè fondamentalmente infezioni che già sono note, magari sostenute da un nuovo virus che ci auguriamo venga presto identificato", è l’ipotesi dell'infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie infettive dell'IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova. Anche per l'esperto per ora il rischio di diffusione sarebbe basso.
"Sono stati centinaia i casi di questa malattia caratterizzata da febbre, mal di gola, tosse ma soprattutto anemia, mancanza di omoglobina nel sangue, quindi la mancanza dell'ossigeno necessario ai tessuti - spiega -. Una forma influenzale molto grave perché ha colpito soprattutto i più giovani e anche i bambini. Stiamo parlando di un'area del mondo dove ci sono numerosi problemi anche di nutrizione, che vuol dire avere un sistema immunitario che funziona meno - prosegue -. Quindi potrebbe essere legata a questo il fatto che alcuni dei morti sono proprio nei bambini sotto i 5 anni e in generale sono stati colpiti i giovani sotto i 25 anni. Parliamo di un centinaio di morti ad oggi". Riguardo la paura del contagio, Bassetti chiarisce: "Viene fatto un cordone sanitario da parte dell'Oms nell'area che è stata interessata e si cerca di evitare che le persone all'interno di questo cordone sanitario escano e quindi possano portare il contagio in altre aree. Quindi questo punto di vista la situazione sembra sotto controllo. L'Oms dice che c'è una procedura molto chiara che viene seguita, quindi io credo che non sia il caso di allarmare nessuno, anche perché i rapporti sia commerciali che aerei con il Congo da parte del resto del mondo, dell'Europa, sono non esattamente come quelli che avevamo con la Cina, con voli continui e costanti ogni giorno". Al momento, "il rischio di diffusione evidentemente di quel contagio ad altre aree del mondo è assolutamente molto basso, però è importante avere delle risposte a brevissimo". Importante per Bassetti "non guardare l'Africa come un problema per le malattie infettive solo quando succedono queste problematiche, ma sempre. L'Africa purtroppo ha alcune problematiche legate alla malnutrizione, legate ai sistemi sanitari che evidentemente non funzionano, legate a una povertà che dovrebbe porci attenzione a questo paese non soltanto in questi momenti quando ci sono forme misteriose ma tutti i giorni".