Roma, 5 novembre 2019 - Tutti sanno dell'emergenza climatica, ma poco si muove. Arriva così un nuovo appello degli scienziati dopo quello promosso nel 1992 da Henry Kendall, ex presidente del consiglio di amministrazione della Union of Concerned Scientists. "Gli esseri umani e la natura - diceva l'appello del 1992 - sono in rotta di collisione. Le attività umane infliggono danni severi e spesso irreversibili all'ambiente e alle risorse critiche. Se non controllate, molte delle nostre pratiche attuali mettono a serio rischio il futuro che desideriamo per la società umana e per il regno vegetale e animale, e possono alterare il mondo vivente in modo tale da non essere in grado di sostenere la vita nel modo che conosciamo. I cambiamenti fondamentali sono urgenti se vogliamo evitare la collisione che la nostra attuale rotta porterà con sé". Caduto largamente inascoltato il primo appello, ne arrivò un secondo. Nel novembre 2017, 15.364 scienziati hanno firmato e pubblicato su Bioscience un "World Scientists' Warning to Humanity": un "secondo avviso" scritto da William J. Ripple della Oregon State University, insieme a 7 co-autori che chiedevano, tra le altre cose, di limitare la crescita demografica e di ridurre drasticamente il consumo pro capite di combustibili fossili, carne e altre risorse.
Adesso arriva un terzo appello (che trovate QUI in inglese) che viene pubblicato ancora su Bioscience e ha già 11.258 firme, tra cui 250 di ricercatori italiani. E stavolta il focus è tutto sui cambiamenti climatici. "Gli scienziati - si osserva - hanno l'obbligo morale di avvertire chiaramente l'umanità di ogni minaccia catastrofica e di "dirlo come è". Sulla base di questo obbligo e degli indicatori grafici presentati di seguito, dichiariamo, con più di 11.000 firmatari scientifici da tutto il mondo, in modo chiaro e inequivocabile che il pianeta Terra sta affrontando un'emergenza climatica. Esattamente 40 anni fa, gli scienziati di 50 nazioni si sono incontrati alla Prima Conferenza mondiale sul clima (Ginevra 1979) e hanno convenuto che le tendenze allarmanti per i cambiamenti climatici rendevano necessario agire con urgenza. Da allora allarmi simili sono stati fatti attraverso il Vertice di Rio del 1992, il Protocollo di Kyoto del 1997 e l'Accordo di Parigi del 2015, così come decine di altre assemblee globali e gli avvertimenti espliciti degli scienziati di progressi insufficienti. Tuttavia, le emissioni di gas serra continuano ad aumentare rapidamente, con effetti sempre più dannosi per il clima terrestre. È necessario un immenso aumento di scala negli sforzi per conservare la nostra biosfera per evitare le indicibili sofferenze dovute alla crisi climatica".
"Nonostante 40 anni di negoziati sul clima globale, con poche eccezioni, abbiamo generalmente condotto gli affari come al solito e non siamo riusciti a risolvere questa situazione. La crisi climatica è arrivata e sta accelerando più velocemente di quanto previsto dalla maggior parte degli scienziati. È più grave del previsto e minaccia gli ecosistemi naturali e il destino dell'umanità. Particolarmente preoccupanti sono i potenziali feedback della natura (atmosferici, marini e terrestri) che potrebbero portare a una catastrofica trasformazione, ben al di là del controllo dell'uomo".
"Per poterci garantire un futuro sostenibile dobbiamo cambiare il nostro modo di vivere", dicono gli scienziati che suggeriscono di agire su sei aree critiche. La prima è l'energia. "Il mondo deve attuare rapidamente pratiche massicce di efficienza energetica e di conservazione dell'energia e deve sostituire i combustibili fossili con energie rinnovabili a basse emissioni di carbonio. Dovremmo lasciare le rimanenti scorte di combustibili fossili nel suolo e perseguire con attenzione le emissioni negative effettive utilizzando tecnologie quali l'estrazione del carbonio dalla fonte e la cattura dall'aria e soprattutto potenziando i sistemi naturali". La seconda area è quella della riduzione degli inquinanti a vita breve ("Dobbiamo ridurre rapidamente le emissioni di inquinanti climatici di breve durata, tra cui il metano, il black carbon (fuliggine) e gli idrofluorocarburi (HFC)".) Terzo punto chiave il recupero degli ecosistemi naturali. "Dobbiamo ridurre rapidamente la perdita di habitat e di biodiversità , proteggendo le foreste primarie e intatte rimanenti, in particolare quelle con elevate riserve di carbonio e altre foreste con la capacità di sequestrare rapidamente il carbonio aumentando al contempo il rimboschimento, se necessario, su vasta scala". Quarto punto, intervenire sula dieta delle popolazioni umane. Occorrerebbe "mangiare principalmente alimenti di origine vegetale riducendo al contempo il consumo globale di prodotti animali, in particolare di ruminanti, può migliorare la salute umana e ridurre significativamente le emissioni di gas serra". Quinto punto, intervenire sull'economia: "L'eccessiva estrazione di materiali e l'eccessivo sfruttamento degli ecosistemi, trainati dalla crescita economica, devono essere rapidamente ridotti per mantenere la sostenibilità a lungo termine della biosfera. Abbiamo bisogno di un'economia senza carbonio che affronti esplicitamente la dipendenza umana dalla biosfera". Sesto e ultimo punto, la popolazione: "Ancora in aumento di circa 80 milioni di persone all'anno, o più di 200.000 al giorno, la popolazione mondiale deve essere stabilizzata e, idealmente, gradualmente ridotta in un quadro che assicuri l'integrità sociale".