Roma, 4 gennaio 2017 - L’aspirazione di Brunello Cucinelli («Basta mail inutili, solo telefonate e per tutti una vita privata che vada oltre il lavoro») è diventata realtà in Francia dal primo gennaio scorso. E, non appena sarà legge la proposta sullo smart working, anche in Italia si potrà dire addio a smartphone e tablet sempre accesi e pronti a leggere l’ultima email del capo, di un cliente, di un fornitore, di un collega. Si chiama «diritto alla disconnessione». È un diritto di nuova generazione. E giuslavoristi e filosofi hanno cominciato a concepirlo fin dagli albori di Internet. Già nel 2002 Jean-Emmanuele Ray parlò dell’importanza del diritto alla disconnessione, alla stregua di diritto alla vita privata del XXI secolo. La cultura dell’always on rappresenta – secondo molteplici osservatori – un rischio intrinseco delle nuove modalità di lavoro: ma proprio per Ray è «nell’interesse stesso dell’azienda… rispettare il diritto alla disconnessione tecnica, antefatto indispensabile a una disconnessione intellettuale» dal lavoro. Ebbene, da allora a oggi sono passati quindici anni, ma proprio in Francia da qualche giorno quel diritto è esercitabile dai lavoratori. La contestata legge sul lavoro – la Loi Travail – approvata lo scorso maggio prevede, infatti, l’obbligo per le aziende con più di 50 dipendenti di contrattare con i lavoratori il diritto a non rispondere a mail e telefonate al di fuori degli orari di lavoro.
La regola, voluta dal ministro del Lavoro Myriam El Khomri, punta a mettere un freno alla cosiddetta reperibilità del lavoratore che, con la omnipervasività delle tecnologie di internet, è diventata senza limiti. Ebbene, la disciplina francese stabilisce, in pratica, una serie articolata di diritti e doveri relativi ai momenti del giorno o alle fasi della settimana nelle quali i dipendenti hanno diritto di non essere connessi. Al di là delle leggi, in molti gruppi europei, a livello di contrattazione aziendale sono fissate norme che fissano paletti per evitare lo stress da connessione perpetua. Da Deutsche Telekom a Bayer, da Volkswagen a Orange, fino ad Axa, è frequente la previsione di un codice che limita il dovere dei dipendenti di leggere e rispondere a mail e sms. In Volkswagen i server vengono spenti mezz’ora dopo la fine dei turni e riaccesi trenta minuti prima dell’inizio. In DT, quando si esce dall’ufficio, non si devono leggere più mail.
Elogio all'assenza - di R. Pazzi
Da noi, al momento, non esistono regole. Ma il vuoto normativo potrebbe essere rapidamente colmato dal cosiddetto Jobs Act del lavoro autonomo e dello smart working (o lavoro agile). Nel testo approvato al Senato e ora all’esame della Camera si riconosce espressamente il diritto alla disconnessione, ma «nel rispetto degli obiettivi concordati». Sia in Italia sia in Francia diventa dirimente il ruolo della contrattazione collettiva o degli accordi individuali. Osservano, infatti, gli addetti ai lavori di Adapt, il Centro studi fondato da Marco Biagi, «proprio laddove la prestazione risulti maggiormente fluida e flessibile e preveda una maggiore autonomia da parte del dipendente rispetto ai propri orari di lavoro, il diritto alla disconnessione si potrà configurare come strumento utile per il passaggio a una nuova concezione del lavoro che tenga in considerazione le necessità di riposo e di «staccare» dei lavoratori. È proprio il caso del lavoro agile, in Italia, e del forfait jour francese».