Sabato 23 Novembre 2024
LORENZO BIANCHI
Esteri

L’elicottero di Raisi era un vecchio Bell 212, perché l’ipotesi di sabotaggio è improbabile

Diversi elementi – in primis le condizioni meteo – fanno propendere per l’incidente. Cosa sappiamo sul velivolo che trasportava il presidente: aveva avuto problemi di decollo giorni prima

Roma, 20 maggio 2024 – Nebbia, maltempo, un terreno di montagna con picchi alti quanto il Monte Bianco. Questo il teatro del probabile incidente nel quale hanno perso la vita il presidente dell’Iran Ebrahim Raisi, il ministro degli esteri Hossein Amir Abdollahian e il governatore della provincia dell’Azerbaijan orientale. Stavano tornando da un viaggio al confine con l’Azerbaijan per l’inaugurazione di una grande diga. Alla cerimonia aveva partecipato anche il presidente azero Ilham Aliyev. L’elicottero avrebbe tentato un atterraggio di emergenza nella foresta di Dizmar che si trova fra le città di Varzaqan e di Jolfa. Ahmad Vahidi, il ministro dell’interno del regime teocratico iraniano, ha dichiarato che il velivolo è stato “costretto alla difficile manovra dal cattivo tempo e dalla nebbia”. Il presidente della Mezzaluna rossa Pir Hossein Koulivand ha comunicato di aver mobilitato 40 squadre di ricerca a terra, perché le condizioni meteorologiche non permettevano il dispiegamento di mezzi aerei, in particolare di droni.

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I resti dell'elicottero precipitato con a bordo il presidente dell'Iran, Raisi (Epa)
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L’elicottero sul quale viaggiavano Raisi e Abdollahian era un attempato Bell 212 americano. Nel 1978 lo scià ne acquistò dieci dalla italiana Augusta. Il Bell 212 era una versione aggiornata dei robusti Huaey protagonisti delle missioni contro i Vietcong. La squadriglia presidenziale di solito usa un Bell 212 e due Mil 17 russi. Nelle trasferte solo all’ultimo momento viene scelto quello sul quale viaggerà Raisi o l’alta autorità che affronta il volo. Secondo le notizie disponibili per il viaggio al confine con l’Azerbaijan la squadra era composta da un Bell 212 con allestimento Vip e da due Mil 17 muniti di contromisure antimissile. La vicina capitale della Provincia Tabriz è stata per mesi teatro di proteste contro il regime. L’ambiente montagnoso mette a dura prova il volo degli elicotteri per la loro scarsa strumentazione elettronica. Il mezzo precipitato sembra molto più recente di quelli del lotto acquistato dallo Scià. Nonostante l’embargo al quale è sottoposta, Teheran è riuscita ad acquistare diversi esemplari del velivolo in Europa, in Africa e in Cina. Lo stesso canale è stato utilizzato per i pezzi di ricambio, importati o clonati sugli originali. Secondo fonti di intelligence occidentale il Bell 212 sul quale era Raisi avrebbe avuto problemi prima del decollo appena tre giorni fa.

L’ipotesi del sabotaggio non sembra probabile. Gli elicotteri presidenziali sono sorvegliati 24 ore su 24. Della manutenzione si occupano squadre sottoposte a una sorveglianza occhiuta e severa. L’unico punto debole potrebbe essere stato l’uso di piazzole improvvisate nel trasferimento da Teheran al confine azero. L’attentato più clamoroso degli ultimi anni è stato nel settembre del 2020 l’eliminazione di Moshen Fakrizadeh, il padre del progetto atomico iraniano. Lo fulminò una mitragliatrice probabilmente guidata da remoto.

Il Mossad, il controspionaggio israeliano per l’estero, la Cia e qualche intelligence europea hanno talpe che hanno utilizzato infiltrati iraniani per infettare le centrifughe per l’arricchimento dell’uranio destinato a produrre armi atomiche. L’Aiea, l’Agenzia delle Nazioni Unite contro la proliferazione delle armi nucleari, ha documentato nei mesi scorsi che Teheran è arrivata a percentuali di gran lunga superiori al 5 % necessario per le centrali atomiche che producono energia elettrica per uso civile.