Venerdì 26 Luglio 2024

Venezuela verso le elezioni presidenziali, salgono le tensioni. Maduro: “Io vittima di complotti”

La consultazione è frutto di un accordo tra l’attuale capo dello Stato e l’opposizione. Casini: “Ci sia un processo serio con transizione pacifica: garanzie per chi lascia il potere”.

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro (Ansa)

epa11486475 Venezuelan President and presidential candidate Nicolás Maduro delivers a speech during a campaign rally in Caracas, Venezuela, 18 July 2024. Venezuela is scheduled to hold presidential elections on 28 July 2024. EPA/MIGUEL GUTIERREZ

Roma, 24 luglio 2024 – Tutto pronto per le elezioni presidenziali in Venezuela, in programma per domenica 28 luglio in un clima particolarmente teso. Nicolas Maduro è in pista per il suo terzo mandato, mentre il principale sfidante è l’ex ambasciatore liberaldemocratico Edmundo Gonzales Urrutia. In realtà, la candidata dell’opposizione sarebbe dovuta essere Maria Corina Machado, ma nel giugno dello scorso anno le è stato impedito di iscriversi alla competizione elettorale per presunti “crimini politici”.

Da Chavez a Maduro

Il Venezuela è governato dal 1998 da una serie di partiti socialisti che si sono susseguiti sotto la guida di Hugo Chavez prima e Maduro poi. Quest’ultimo è salito al potere nel 2013, dopo la morte del primo. Il malcontento è particolarmente forte: secondo le Nazioni unite circa 7 milioni di persone hanno lasciato il Paese guidati dalla crisi economica e dall’insoddisfazione per la corruzione dilagante. 

Le radici della crisi politica sono da ricercarsi già nella repressione dei primi anni della presidenza Chavez. Nel 1999 è stata adottata una costituzione che ha aumentato i poteri presidenziali, rendendo il capo dello Stato una figura ‘non sfiduciabile’ dal parlamento: l’impeachment è previsto solo come conseguenza di un referendum o per decisione della Corte suprema di giustizia.

Le elezioni non sono considerate libere: le milizie filo-governative sono solite intervenire per disperdere le folle ai comizi dell’opposizione, i giornalisti sono censurati e vittime di violenza, senza contare le testimonianze di brogli.

La crisi presidenziale

Punto di svolta sono state le elezioni presidenziali del 2018, concluse con l’esito scontato della conferma di Maduro, che ha sfiorato il 70% contro il 20% del principale sfidante, Henri Falcon, dato invece in testa dai sondaggi.

La denuncia di varie irregolarità ha spinto l’opposizione – sostenuta dalla maggior parte della comunità internazionale, Unione europea compresa – a non accettare l’esito. La crisi ha portato persino alla formazione di due parlamenti paralleli, l’uno guidato dai socialisti di Maduro, l’altro espressione dell’opposizione: nel 2019 quest’ultimo ha destituito il presidente, nominando al suo posto Juan Guaido.

Cosa può cambiare

Ma l’appuntamento di domenica potrebbe essere diverso, grazie a un accordo siglato tra Maduro e opposizione nel 2023. Il ‘Patto delle Barbados’ prevede la fine delle tensioni mediante una serie di riforme e l’indizione di libere elezioni, alla presenza di osservatori internazionali e sulla base di regole condivise. 

Tuttavia non è affetto certo che Maduro sia disposto a cedere il potere: in un recente comizio ha dichiarato di essere riuscito a mantenere la pace nel Paese nonostante sia stato vittima di complotti e tentativi di omicidio, lanciando accuse neanche troppo velate ai suoi oppositori.

Casini: “Il processo elettorale sia serio e rispettato”

“Tutti vogliamo che il processo elettorale sia serio, definitivo e rispettato", ha detto il senatore Pierferdinando Casini, presidente del gruppo italiano dell'Unione interparlamentare, che ha espresso “preoccupazione” per queste tensioni crescenti nel Paese sudamericano. “L’insediamento ci sarà il 1° gennaio, quindi saranno sei i mesi di transizione – ha ricordato – Dico una cosa politica: la transizione deve essere pacifica e per garantirla dovremo fornire tutte le garanzie possibili a chi dovesse lasciare il potere”. Il senatore ha messo in guardia contro il rendere l’appuntamento elettorale “una vendetta gli uni sugli altri”: “Si rischierebbe un arroccamento, e invece deve esserci un disarmo bilaterale e un passaggio pacifico di consegne”.

Casini ha dunque ripreso l’augurio del presidente brasiliano Lula, che commentando le accuse di Maduro, ha esortato “chiunque perda le elezioni” a fare “un bagno di realtà, non un bagno di sangue”.

I sondaggi

Se quanto rilevato dai sondaggi si rivelasse vero, il Venezuela registrerebbe un cambio al vertice dopo 26 anni: Maduro è dato intorno al 20%, mentre Gonzales abbondantemente sopra il 60%.