Roma, 30 giugno 2024 – La maggioranza degli elettori statunitensi – sei su 10 – afferma che il presidente Joe Biden dovrebbe “sicuramente” o “probabilmente” essere sostituito come candidato democratico dopo la sua cattiva performance nel dibattito con Donald Trump. A dirlo un sondaggio di Morning Consult diffuso da Axios. Tra gli elettori democratici, il 21% dice che Biden “non dovrebbe assolutamente” essere sostituito, e il 20% dice “probabilmente no”. In pratica, anche tra i dem le quotazioni dell’attuale inquilino della Casa Bianca sono in ribasso. Quando il sondaggio, però, ha chiesto agli intervistati di scegliere tra Biden e il suo predecessore, il 45% ha indicato il presidente e il 44% il tycoon, I risultati sono simili a quelli di una consultazione successiva alla condanna penale di Trump per il caso della pornostar. Sta di fatto che anche il ’New York Times’ e il ’Washington Post’ chiedono al candidato dem di fare un passo indietro. “Per servire il suo Paese il presidente Biden dovrebbe lasciare la corsa”, è l’affondo del quotidiano della Grande mela. Alla fine sarà solo Biden a decidere il da farsi, non ascolterà né i vertici dem, né Obama e né tantomeno Michelle (Obama). Anche perché lei non si sta spendendo per la campagna elettorale: è arrabbiata con il presidente e la sua famiglia per come hanno trattato la sua amica, Kathleen Buhule, ex moglie di Hunter Biden. Le uniche che possono convincere il presidente sono la sorella Valerie e la moglie Jill che tuttavia lo ha difeso dopo la débacle tv: “Novanta minuti non definiscono i tuoi quattro anni di presidenza”.
Una democrazia in difficoltà, per la soddisfazione del suo nemico numero uno. L’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, diplomatico di lungo corso e attualmente presidente dell’Istituto affari internazionali (Iai), valuta gli ‘effetti collaterali’ del primo dibattito per la corsa alla Casa Bianca che vedeva contrapporti il presidente americano, Joe Biden e lo sfidante, Donald Trump.
Ambasciatore Nelli Feroci, che idea si è fatto del dibattito dell’altra notte? Quanto il presidente Biden ne esce indebolito?
"Purtroppo, ne è uscito più che indebolito. Oggi le chance di un successo elettorale di Trump e di un suo ritorno alla Casa Bianca sono molto concrete, a meno di un miracolo".
Cosa dobbiamo aspettarci?
"Credo che come alleati europei ci si debba preparare a uno scenario diverso rispetto a quello entro il quale abbiamo operato fino a questo momento nel nostro rapporto con gli Stati Uniti. Partiamo dall’ipotesi che Trump si confermi il favorito per il ritorno alla Casa Bianca. Da ora all’insediamento del nuovo presidente, nel gennaio 2025, vivremo mesi difficili. Fino a quella data l’amministrazione Usa sarà comunque costretta a prendere decisioni delicate, soprattutto riguardo alla difficile congiuntura internazionale. A questo punto possiamo solo augurarci che Biden sia in grado di assumersi tutte le responsabilità che gli toccheranno in questi mesi. Trump è caratterizzato da un altissimo tasso di imprevedibilità. Sul conflitto in Ucraina si è pronunciato più volte in modo contraddittorio".
Ambasciatore, secondo lei che cosa hanno pensato al Cremlino l’altra sera dopo questo dibattito? È possibile che all’indebolimento di Biden corrisponda un rafforzamento di Putin ai tavoli internazionali?
"Il dibattito dell’altra sera è stato disastroso anche sotto il profilo della credibilità della democrazia americana. Vedere due leader anziani aggredirsi a suon di insulti è stato uno spettacolo penoso. E questo è il primo dato".
Il secondo?
"L’andamento di questo dibattito deve avere rappresentato una soddisfazione enorme per Putin. Il presidente russo è ben consapevole della crisi che attraversa il suo competitor maggiore, ossia gli Stati Uniti. Credo anche che per Putin la carta in cui sperare sia il ritorno di Trump alla Casa Bianca. Molto verosimile che stia già intervenendo nella campagna elettorale con fake news e uso spregiudicato dei social media.
Oltre all’Ucraina, ci sono anche il Medio Oriente e la Cina da tenere d’occhio. Che ripercussioni può avere il dibattito dell’altra sera su questi due capitoli?
"In Medio Oriente l’amministrazione Biden è stata molto impegnata con una serie di iniziative che in qualche modo avevano come obiettivo di arrivare ad una cessazione delle ostilità per riavviare in qualche modo un processo di pace. Si sono scontrati purtroppo con una posizione del governo israeliano che non gli ha consentito di ottenere il benché minimo risultato. Credo che adesso le chance che questa iniziativa politico-diplomatica abbia successo siano ancora meno. Perché è ovvio che Netanyahu aspetterà di vedere cosa succede alle presidenziali prima di assumere qualsiasi iniziativa che possa andare nella direzione di una cessazione delle ostilità".