Istanbul, 28 maggio 2023 – Recep Tayyip Erdogan sarà ancora presidente della Turchia. Il capo di Stato ha vinto il ballottaggio, superando il candidato dei maggiori partiti di opposizione Kemal Kilicdaroglu. Secondo i dati preliminari diffusi dalla Commissione elettorale, ha ottenuto il 53,41% dei voti contro il 46,59% dello sfidante.
La vittoria non è apparsa mai in discussione: Erdogan è sempre stato in vantaggio dall’inizio dello spoglio. Ma certo lo scarto di preferenze non è stato tale da poter definire il risultato un trionfo. D’altronde quello di oggi è stato il primo ballottaggio in 20 anni al potere: al primo turno il ‘Sultano’ aveva ottenuto il 49,5% dei voti, mentre Kilicdaroglu aveva chiuso con il 44,9%. Da segnalare, poi, che l’affluenza di questa seconda tornata alle urne è scesa all’84,% dall’oltre 88% della precedente.
“La nostra gente ci ha dato fiducia ancora una volta. Solo la Turchia ha vinto oggi”, ha detto Erdogan parlando in cima a un autobus davanti a una folla di sostenitori a Kisikli, sulla sponda anatolica di Istanbul. Il presidente uscente ha quindi ringraziato gli elettori per l'opportunità di “governare il Paese per i prossimi cinque anni”.
Al potere da oltre 20 anni
L’ascesa al potere di Erdogan è iniziata nel 2003, quando diventa premier grazie alla prima vittoria elettorale del suo partito conservatore Akp. Spesso indicato in Occidente come 'il Sultano’ per la sua riverenza per il periodo ottomano, Erdogan è rimasto in sella per un periodo più lungo dei 15 anni di Mustafa Kemal Ataturk, rispetto al quale è stato dipinto come l'antitesi. Quando salì al potere ereditò una situazione economica che si era appena stabilizzata dopo la dura crisi della fine degli anni '90 e riuscì in seguito a trainare il Paese verso una rapida crescita. Da capo del governo aprì ufficialmente il negoziato per l'adesione della Turchia all'Ue e promosse un referendum con il quale venivano emendati articoli della Costituzione che dava ampia protezione all'esercito, riforma malvista dalla parte della popolazione turca fedele al potere dei militari.
Mentre l'economia cresceva, la parabola del suo Akp veniva paragonata in Occidente alle migliori esperienze cristiano-democratiche europee. I primi 10 anni al potere sono stati caratterizzati anche da una politica conciliante nei confronti delle minoranze, come quella curda.
Nel 2013 arriva però la svolta per la Turchia e per la carriera del Sultano. Le rivolte di piazza anti governative che esplosero quell'anno in tutto il Paese vennero soffocate con la forza e in tre mesi 11 persone morirono negli scontri con le forze dell'ordine. Dall'anno successivo le dimostrazioni dei dissidenti cominciarono ad essere sempre più represse o vietate e nel 2015 svanì anche l'illusione della pace col Pkk (il Partito dei lavoratori del Kurdistan). Il terrorismo, sia rivendicato dall'Isis che da gruppi curdi, colpì duramente il Paese e in un anno e mezzo morirono centinaia di persone, più delle vittime in Italia nell'intero periodo degli anni di piombo.
Il tentato golpe del 15 luglio 2016, secondo Ankara organizzato dal predicatore islamico turco residente negli Usa Fethullah Gulen che per anni era stato un alleato di Erdogan, fu sventato grazie all'iniziativa del Sultano che invitò i cittadini a scendere in strada per opporsi ai militari. Riuscì a restare al potere e scatenò purghe clamorose con l'arresto di migliaia di persone ma la crescita economica aveva già cominciato a rallentare, la lira turca iniziò a perdere sempre più valore e il negoziato con l'Ue entrava in una fase di stallo, tra le critiche sempre più frequenti di Bruxelles per la sistematica repressione di oppositori e voci critiche. Nonostante la crisi economica e nessun passo indietro rispetto alle violazioni dei diritti umani, Erdogan è riuscito comunque a mantenere un rapporto con l'Europa grazie anche alla decisione di tenere in Turchia quasi 4 milioni di rifugiati siriani in cambio di fondi Ue. Mentre con l'inizio della guerra in Ucraina ha ottenuto l'apprezzamento del mondo occidentale per il ruolo di mediatore – come il ruolo giocato nell'accordo sul grano – che si è ritagliato con il presidente russo Vladimir Putin, con cui negli anni ha saputo costruire tra alti e bassi un rapporto proficuo.
Da Biden a Putin: le reazioni internazionali
Joe Biden si è congratulato con Recep Tayyip Erdogan per la vittoria oggi alle elezioni in Turchia. Lo riferisce la Casa Bianca in una nota.
"Complimenti a @RTErdogan", scrive su Twitter il premier britannico Rishi Sunak. "Non vedo l'ora di continuare la forte collaborazione tra i nostri paesi, dalla crescita del commercio alla lotta contro le minacce alla sicurezza come alleati della Nato".
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz si e' congratulato con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan per la sua vittoria al ballottaggio, salutando i due Paesi come "partner e alleati stretti" i cui "popoli e le cui economie sono profondamente intrecciati". "Congratulazioni al Presidente Erdogan - insieme vogliamo portare avanti la nostra agenda comune con un nuovo slancio", ha scritto Scholz su Twitter.
"Mi congratulo con il Presidente della Turchia Erdogan per aver vinto le elezioni presidenziali", scrive su Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "Siamo ansiosi di rafforzare ulteriormente il partenariato strategico a beneficio dei nostri paesi, nonche' di rafforzare la cooperazione per la sicurezza e la stabilita' dell'Europa".
Tra le sfide che il presidente francese Emmanuel Macron vuole affrontare con la Turchia ci sono "il ritorno della pace in Europa, il futuro della nostra Alleanza Eurasiatica, il Mar Mediterraneo”. Per questo, scrive Macron su Twitter, “continueremo ad andare avanti insieme al presidente Erdogan”.
Il presidente russo Vladimir Putin sostiene che la vittoria di Recep Tayyip Erdogan alle elezioni sia "il risultato dei suoi sforzi per rafforzare la sovranità della Turchia”. Lo riporta la Tass, spiegando che il Cremlino apprezza “il contributo di Erdogan al rafforzamento dei legami tra Russia e Turchia” e ribadisce “la disponibilità a proseguire il dialogo”.