Roma, 12 gennaio 2024 – Domani a Taiwan circa 19 milioni e mezzo di elettori saranno chiamati a scegliere il successore di Tsai Ing-Wen che conclude due mandati.
I seggi saranno aperti dalle ore 8 alle 16 (ovvero dalle 2 alle 9 del mattino italiane). Per le elezioni presidenziali il sistema funziona a maggioranza semplice e il voto è espresso di persona, recandosi nelle stazioni designate, tramite un segno accanto al candidato scelto su un foglietto. Il conteggio avviene a mano. Invece per il Yuan legislativo, il Parlamento, composto da 113 seggi, sono necessari due voti: per il partito e per il candidato distrettuale locale.
Della totalità dei seggi 73 sono a sistema maggioritario, 34 assegnati proporzionalmente ai partiti che superino la soglia di sbarramento del 5%, mentre 6 sono riservati ai rappresentanti della popolazione indigena di Taiwan.
In corsa ci sono principalmente 3 partiti: quello Democratico progressista (Dpp), attualmente al potere, quello Nazionalista (Kmt) e il Popolare (Ttp) .
Partito Democratico Progressista
Il favorito sembrerebbe il candidato del Dpp democratico, Lai Ching-Te (detto William Lai), attuale vicepresidente. Inviso a Pechino per le sue posizioni passate anti Cina e apertamente orientate verso l’indipendenza di Taiwan. Tuttavia Lai si è attualmente dichiarato più moderato e interessato alla stabilità mondiale e all’ordine internazionale, per questo non intenzionato a una proclamazione formale d’indipendenza.
Questo partito rappresenta l’attuale maggioranza parlamentare, con 63 seggi e la sua vittoria rappresenterebbe un unicum: il terzo mandato consecutivo nella storia di Taiwan. Finora, però, non ha mai cercato un vero dialogo con Pechino a dispetto delle intenzioni del leader candidato.
Partito Nazionalista
Il principale antagonista di Lai è l’esponente del partito nazionalista Kuomintang, Hou Yu-ih, ex comandante di polizia, sconfitto nella guerra civile contro Mao. Il Kuomintang, che attualmente possiede 38 seggi, per decenni dominò la politica taiwanese in maniera ferocemente antagonista a Pechino. Tuttavia, sembra che negli ultimi sedici anni tale partito abbia ‘addolcito’ alcune posizioni assumendone di più gradite a Pechino. In particolare il favore cinese guarderebbe alla proposta della “Politica 3D”: Difesa, Dialogo e De-escalation. Hou parla di “ripresa del dialogo con Pechino” e auspica rapporti più distesi con la Cina.
Partito Popolare
Parrebbe invece avere meno chance il terzo candidato, Ko Wen-jie, del Partito popolare (Ttp) di attualmente 5 seggi, è un chirurgo ed ex sindaco di Taipei. Propone una rotta ulteriore, né indipendentista, né conciliante per “dialogare senza obbedire ai diktat”. L’ex sindaco sembrerebbe avere abbastanza seguito fra i giovani, ma non i numeri necessari a una vittoria, tuttavia potrebbe incidere sugli equilibri.
Ci sono poi diversi altri Partiti più piccoli, come quello per la costruzione dello Stato di Taiwan, apertamente indipendentista, e quello molto più favorevole alla Cina (Nuovo Partito), i quali però è improbabile che ottengano risultati rilevanti.
In generale i partiti sono orientati su un mantenimento dello status quo, con margine di dialogo e, al contempo, volontà di non integrarsi completamente alla Cina. Riguardo tale mantenimento cambiano, però, i modi e il coinvolgimento dei paesi esteri a livello economico-commerciale. Il Kmt vorrebbe incrementare la difesa e la collaborazione militare con gli Stati Uniti in un’ottica di maggiore autonomia e indipendenza; mentre il Dpp vede questo legame come una via d’integrazione alla Cina.
Certo è che gli esiti sono attesi con una certa tensione a livello globale e con l’incertezza sulle possibili reazioni e gli eventuali cambi di equilibrio.