Venerdì 15 Novembre 2024
PIERFRANCESCO DE ROBERTIS
Esteri

Elezioni Spagna, la destra spaventa Sanchez

I sovranisti di Vox in ascesa. Socialisti favoriti ma senza maggioranza, caccia alle alleanze

 Santiago Abascal leader di Vox, partito di estrema destra spagnolo (Lapresse)

Santiago Abascal leader di Vox, partito di estrema destra spagnolo (Lapresse)

Madrid, 28 aprile 2019 - A un mese dal voto europeo, forte di un’economia che, nonostante l’instabilità politica viaggia a ritmi più sostenuti tra quelli dell’eurozona, la Spagna va alle elezioni anticipate per la terza volta in tre anni e mezzo con la concreta possibilità di non riuscire ad avere una maggioranza chiara in grado di assicurare un governo stabile per affrontare le pressanti sfide ancora aperte, prima tra tutte la questione dell’indipendentismo catalano. E anche se il Partito socialista dell’attuale premier Pedro Sanchez dovesse piazzarsi al primo posto, l’opzione di un governo di coalizione, che la Spagna post-franchista non ha mai avuto, è dietro l’angolo. I sondaggi danno il Psoe in forte crescita, si parla di un 30 per cento rispetto al precedente 22, che darebbe 135/140 seggi, ben lontani però dalla maggioranza di 176 necessaria per formare un esecutivo.

LA GUIDA / Partiti, candidati e scenari. Il rischio è l'instabilità

La novità di questo turno elettorale è però la probabile affermazione del primo partito di destra nella recente storia spagnola, Vox di Santiago Abascal, basco, 43 anni, fuoriuscito dal Pp di Mariano Rajoy e nipote di dirigente franchista. Vox è accreditata di un 10-12 per cento, c’è chi dice addirittura 15, ottenuti grazie a una campagna anti-immigrati e anti-indipendentista, con slogan tradizionalisti e ammiccamenti evidenti al nascente fronte sovranista europeo

image

I contatti con la Meloni e Salvini sono solidi, e tutti e due hanno ieri fatto arrivare il loro in bocca al lupo ad Abascal. Gli altri concorrenti sono Podemos di Paolo Iglesias, la formazione di sinistra radicale che con l’affermazione del dicembre 2015 contribuì alla fine del tradizionale bipartitismo spagnolo, Ciudadanos di Albert Rivera, partito di ispirazione liberale e infine il Partito popolare di Pablo Casado, 38 anni, succeduto a Mariano Rajoy che dopo la fine del suo secondo governo nel giugno 2018 si è ritirato dalla politica. Podemos e Partito popolare sono dati in calo a vantaggio rispettivamente di Psoe e Vox, e quindi il quadro appare estremamente frammentato e al momento ogni previsione è difficile. Basteranno pochi seggi e fare la differenza. 

La prima soluzione sul campo è la conferma di un governo con la guida di Sanchez, sempre che il Psoe ottenga un buon risultato e l’appoggio di Podemos oppure possa contare sul sostegno degli indipendentisti catalani di Esquerra Repubblicana, come ha spiegato il loro leader Oriol Junqueras o, come ultima possibilità anche se più remota, su quello di Ciudadanos. Oppure, seconda opzione, che sbarchi alla Moncloa il giovane leader popolare Pablo Casado, con la regia dell’ex premier Aznar, alla testa di un esecutivo di centrodestra con dentro Ciudadanos e appunto l’ultradestra di Vox. Una soluzione che creerebbe qualche imbarazzo a Ciudadanos, in Europa alleata di Macron e contro i sovranisti, ma che le tortuosità della politica spagnola potrebbero far diventare realtà.