Martedì 16 Luglio 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Elezioni in Russia, l’ex portavoce di Medvedev. "Saranno le presidenziali più manipolate di sempre. Kiev potrebbe attaccare"

Oggi si aprono le elezioni a Mosca, l’appello di Putin: alle urne per la patria. L’analisi del giornalista Gabuev, per anni al fianco dell’attuale premier russo: "Il consenso popolare dello zar è in crescita da quando ha invaso l’Ucraina"

Roma, 15 marzo 2024 – “Putin crede che il tempo sia dalla sua parte. Si illude chi pensa che cambierà, che sarà disposto a trattare e a cedere qualcosa pur di uscire dal confronto duro con l’Occidente. Fino alle elezioni Usa sicuramente Putin non cambierà la sua postura aggressiva in Ucraina. Dopo, dipende da chi vincerà: se fosse Trump e si disimpegnasse, Putin si aspetta di ottenere sostanzialmente quello che vuole, altrimenti, deciderà al momento". Così Alexander Gabuev, direttore del Carnegie Russia e Eurasia center di Berlino, ex capo dell’ufficio di Canergie a Mosca (chiuso da Putin) ed ex collaboratore dell’allora presidente Medevedev al Cremlino, durante la sua fase ’liberale’.

Cosa possiamo attenderci da queste elezioni, andrà come tutti pensiamo con una trionfale e scontata elezione di Putin?

Un manichino del presidente russo Vladimir Putin davanti a un negozio di souvenir (Epa)
Un manichino del presidente russo Vladimir Putin davanti a un negozio di souvenir (Epa)

"Ovviamente avremo una netta affermazione di Vladimir Putin. Probabilmente questa elezione è la più manipolata nella recente storia della Federazione russa, anche per gli standard di Putin. Non c’è alcun candidato di opposizione e non c’è nessuno che, neppure in maniera remota, potesse costituire una minaccia per Putin che sia stato ammesso al voto. E il processo elettorale, dalle sezioni agli uffici regionali e centrali, è attentamente controllato. Una parte del voto è elettronico: non ci sono garanzie di alcun tipo che non venga manipolato a piacere".

La popolarità di Putin è in calo oppure no?

"Per tutte le metriche che tracciamo, la popolarità di Putin è cresciuta rispetto al periodo prima della guerra in Ucraina, sia per la sua abilità a comprare letteralmente i voti, il consenso, con una serie di elargizioni di sussidi e aumenti salariali, ad esempio ai militari, che fanno credere alla popolazione che Putin si preoccupi di loro; sia per la sua capacità di mostrarsi come leader forte. Si, l’occidente deve capire che Putin è sempre piuttosto popolare".

L’opposizione chiede di protestare ai seggi, andando tutti a votare a una certa ora. Se accadrà, su che scala accadrà?

"Succederà, specialmente a Mosca, San Pietroburgo e altre città la gente si presenterà a mezzogiorno e darà così un segnale. Non più di un segnale, come la partecipazione al funerale di Navalny o le file per le raccolte di firme per i candidati poi esclusi. Sarà l’occasione per qualche bella fotografia che girerà sulle agenzie internazionali, non molto più di quello. Avrà un valore di testimonianza. Senza un impatto reale".

Vede qualche chance per la nascita di un movimento democratico che possa mettere a rischio il potere di Putin?

"Allo stato no, la macchina repressiva è molto efficiente. Fatti non prevedibili possono succedere, basti pensare al tentativo di Prigozhin. Se la Cina dovesse andare in crisi e Putin perdere un sostegno essenziale, cosa non probabile ma da non escludere del tutto, nell’élite putiniana potrebbero esserci fratture. Ma l’Occidente non deve contarci".

Niente sorprese quindi?

"Non dalle elezioni in sé. Le possibili sorprese potrebbero venire dagli ucraini che potrebbero effettuare una ondata di attacchi contro obiettivi russi in concomitanza delle elezioni. Una ondata maggiore rispetto a quella vista negli ultimi giorni. Sarebbe una mossa che non mi sorprenderebbe".

Anche attacchi simbolici, come quello che fu fatto contro il Cremlino?

"Il Cremlino credo che oggi sia ben protetto da droni e missili. Penso piuttosto a obiettivi militari e non in buona parte della Russia europea. Penso ad attacchi veri, non simbolici".

Ha senso quello che chiede il team Navalny di non riconoscere l’elezione di Putin?

"Sarebbe un gesto forte, il problema è che sarebbe un gesto simbolico con notevoli problemi pratici perché i governi avrebbero comunque la necessità di parlare con questo governo e con Putin. Quindi, simbolicamente sarebbe un bel gesto, ma è praticamente sconsigliato anche considerando che va tenuto aperto un canale di comunicazione col Cremlino, per tentare una soluzione della crisi Ucraina e non solo".

Che Putin vedremo dopo le elezioni? Più flessibile, pronto a trattare con l’occidente, o più duro e inflessibile?

"Putin non cambierà la direzione strategica che ha impresso al Paese, e che punta a recuperare, costi quel che costi, un maggior ruolo della Russia nel contesto internazionale. Possiamo attenderci che la sua stretta sull’Ucraina, che lui vede assolutamente come parte del mondo russo, proseguirà fino a che non saranno raggiunti gli obiettivi che si è posto: ovvero riportare Kiev sotto l’influenza di Mosca. Non credo che la sua flessibilità crescerà. Mi attendo un confronto prolungato con l’Occidente e che il regime diventerà ancora più repressivo. Il modo migliore per confrontarsi col Cremlino sarà quello di una volta: il contenimento, cercando se possibile di aiutare l’opposizione russa nel Paese o all’estero in attesa di tempi migliori".