Lunedì 24 Febbraio 2025
Giovanni Rossi
Esteri

La Germania sceglie Merz. Vince la Cdu, boom dell’ultradestra. A rischio la grande coalizione

Weidel (Afd) esulta: “Pronti a entrare in un governo”. Tracollo della Spd al 16,3%

Roma, 24 febbraio 2025 – La Germania contiene a fatica il boom dell’AfD, ma già dopo exit poll e prime proiezioni si chiede se avrà un governo all’altezza. Alle elezioni anticipate con affluenza record all’84%, un tedesco su cinque sceglie l’estrema destra. Il partito di Alice Weidel, sostenuto da pulsioni sovraniste anche sovranazionali (vedi appelli di Elon Musk e Jd Vance), nonché dichiaratamente xenofobo, raddoppia i consensi al 20,4% ma resta lontano dalla leadership di Cdu-Csu, saldamente vincitrice con il 28,5%. Ora il leader Friedrich Merz riceverà l’incarico per guidare il Paese. In quanto conservatore, incassa i complimenti immediati di Donald Trump che corregge il tiro e annette il risultato alla destra internazionale: “Un grande giorno per la Germania e gli Stati Uniti”.

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Friedrich Merz, leader della Cdu che ha vinto le elezioni in Germania

Per l’Spd del cancelliere uscente Olaf Scholz il 16,3% attribuito dalle rilevazioni a spoglio in corso certifica il tracollo (dal 25,7% precedente), ma non pregiudica un ruolo centrale – a dispetto del risultato – nella formazione dell’esecutivo. Scholz riconosce la “sconfitta”, in tandem col segretario Matthias Miersch definisce la serata “amara” e poi scatta a congratularsi con Merz. Ma la formula del governo dipenderà dai numeri finali dello spoglio. Perché a parte la sicura presenza dei Verdi di Roberto Habeck (12,8%), ministro dell’Economia uscente, e della Linke di Jan van Akeal e Heidi Reichinnek (la Sinistra data all’8,5%), la composizione del Bundestag resta nebulosa. Perché l’Fdp di Christian Lindner (il liberale responsabile della caduta del governo, più che dimezzato nei consensi) e la Bsw di Sahra Wagenknecht (la sinistra filorussa e scissionista fondata dall’ex leader Linke) ballano entrambe a ridosso della soglia di sbarramento al 5%, a rischio di non passare.

Se così avvenisse, la redistribuzione dei seggi sarebbe impetuosa e il Bundestag vedrebbe solo cinque forze tra i suoi banchi: Cdu-Csu, Spd, AfD, Verdi e Linke. In ogni caso, al cancelliere in pectore Merz si prospettano solo formule politiche risicate. Una Grosse Koalition in formato ridotto con i socialisti potrebbe non avere basi solide, mentre una coalizione a tre allargata ai Verdi appare minata dalle campagne elettorali reciprocamente aggressive condotte da cristiano sociali ed ecologisti. Tutt’altro scenario emergerebbe nel caso i liberali entrassero in Parlamento. Allora la terza gamba del governo sarebbe quella dell’Fdp.

A meno di colpi di scena, è fuori dai giochi di governo l’estrema destra dell’AfD che continuerà a soffiare sul crescente malcontento popolare con l’obiettivo di autosdoganarsi alla prossima occasione. La leader Alice Weidel ostenta soddisfazione: “Tutto molto divertente, entusiasmante. Volevano dimezzarci, è successo il contrario”. E subito esprime la certezza che una nuova Grosse Koalition sia “destinata a sfasciarsi in un batter d’occhio”. “Abbiamo bisogno di un cambiamento, la nostra mano è tesa, bisogna solo afferrarla”, è il messaggio a Merz, strategicamente inviato sapendo che non verrà raccolto (almeno è la promessa).

La Linke, in progresso di quasi 4 punti, sorride dei patemi della rivale d’area Bsw e cerca di non rimanere ai margini. Rivendica la sua agenda sociale “per tetto agli affitti, costruzione di alloggi sociali, abolizione dell’IVA sui prodotti alimentari”, e si offre “di collaborare con tutti i partiti democratici del Bundestag per garantire la stabilità politica in Germania”. Un’opzione che i conservatori escludono.

Il vincitore Merz, 69 anni, uomo d’affari e finanza ex presidente di Blackrock in Germania, però mai ministro né governatore né sindaco, promette velocità: “Abbiamo fatto un’ottima campagna elettorale, senza precedenti e necessaria per le grandi tematiche del nostro Paese. Ma ora dobbiamo parlare insieme e lavorare insieme. Si tratterà soprattutto di agire velocemente. Un governo operativo, con una buona maggioranza”. E subito precisa: “Il mondo non aspetta noi”. Un segnale ai socialisti ma anche ai partner bavaresi della Csu il cui leader Alexander Dobrindt esclude – forse con troppo anticipo – qualsiasi collaborazione con i Verdi. Ma fino alla conclusione dello spoglio nessuno potrà tirare le somme.