Lunedì 28 Ottobre 2024
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Elezioni Georgia, vittoria (non riconosciuta) del partito filorusso. Ecco perché riguarda tutti noi

L’ex repubblica sovietica nel caos. Può sembrare una questione regionale, di un Paese nel cuore del Caucaso che aspira a entrare in Unione Europea, ma non è così

Georgia, Bidzina Ivanishvili (foto Ansa)

Georgia, Bidzina Ivanishvili (foto Ansa)

Roma, 28 ottobre 2024 – Da festa della democrazia all’ennesima ombra della Russia sulla democrazia. Le elezioni in Georgia dovevano vedere il trionfo dell’opposizione democratica. E invece le ha vinte, fra le polemiche, il partito attualmente al governo, Sogno Georgiano, accusato di essere vicino a Mosca e dato per sfavorito nei sondaggi della vigilia. Accuse di brogli e intimidazioni sono arrivate da parte degli osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), della Nato e dell’Ue, nonché dei partiti di opposizione filoeuropei.

Può sembrare una questione regionale, di Paese nel cuore del Caucaso che aspira a entrare in Unione Europea. Invece riguarda un po’ tutti noi. Perché sotto la lente di ingrandimento è finito anche il voto elettronico, adottato in queste consultazioni per la prima volta e che secondo molto analisti, sarebbe il vero responsabile dell’anomalia del risultato, visto che i server sono gestiti dal partito di governo.

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Il presidente di Sogno Georgiano, Bidzina Ivanishvili, uno degli uomini più ricchi della Georgia, con un patrimonio personale di oltre 7 miliardi di dollari e rapporto con la Russia mai chiarito, ha rivendicato la vittoria e aggiunto che è pronto a governare. Non ha però fatto i conti con il resto del Paese. La presidente della repubblica Salomé Zourabichvili ha rifiutato di riconoscere il risultato delle parlamentari.

La presidente georgiana Salome Zourabichvili al seggio (foto Ansa)
La presidente georgiana Salome Zourabichvili al seggio (foto Ansa)

Negli ultimi mesi in Georgia sono scese in piazza decine di migliaia di persone, a favore della Ue e contro la deriva autoritaria del governo. Provvedimenti simili a quelli adottati da Mosca, come la legge sugli agenti stranieri e contro la propaganda Lgbt, hanno allertato Bruxelles, che ha interrotto l’iter di adesione. Impossibile dire cosa succederà ora. È certo che il Cremlino ha messo a segno un altro colpo nella sua ‘guerra di influenza’ e che la Ue si sta trasformando sempre di più in un fortino da difendere.

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