Giovedì 26 Dicembre 2024
GIOVANNI ROSSI
Esteri

Elezioni in Francia, il politologo Mény: "Unico antidoto a Rn è farli governare"

Il professore: "Vinceranno loro, rimane l’incognita degli elettori di destra più incerti”

Emmanuel Macron? "Ha sbagliato i conti". Marine Le Pen? "Gioca a fare la moderata ma non lo è". Il Nouveau front populaire? "Neppure Raphaël Glucksmann e Jean-Luc Mélenchon sembrano crederci molto". Per Yves Mény, l’81enne politologo francese insignito in patria della Legione d’onore e in Italia dell’Ordine al Merito della Repubblica, il ballottaggio in arrivo potrebbe davvero proiettare l’estrema destra al governo del Paese, magari con qualche appoggio esterno. L’autore de Le vie della democrazia (2024, Il Mulino) non crede allo sbarramento delle opposizioni al Rassemblement national di Jordan Bardella e Marine Le Pen.

Marine Le Pen con Jordan Bardella
Marine Le Pen con Jordan Bardella

Perché?

"Troppe incognite. Tutti i candidati arrivati terzi o quarti dovrebbero davvero ritirarsi ( ndr , non è accaduto); tutti gli elettori anti Rn dovrebbero tornare ai seggi e votare disciplinatamente il candidato del Fronte repubblicano. Chiunque sia".

Anche sgradito .

"Sì. Ma non è semplice che un elettore macroniano possa votare un candidato della sinistra radicale o un comunista".

O che un repubblicano possa premiare un socialista, se in quella circoscrizione fosse lo sfidante più quotato ?

"I Républicains non danno indicazioni di voto. Chi segue il leader Ciotti pensa magari a un governo con Rn. Gli altri, quelli che non vogliono aprire, invece tacciono condannandosi all’irrilevanza. C’è anche la voce che li vorrebbe arruolati in un Fronte repubblicano ridotto, senza la sinistra radicale di France Insoumise. Ma non ci sono certezze".

Non è un controsenso un fronte repubblicano senza i Républicains?

"La destra estrema raccoglie voti ovunque, dal centro alla sinistra, inclusa la classe operaia. Anche la Francia assiste così alla progressiva erosione dei partiti storici. È l’effetto di un elettorato sempre più volatile e nervoso. Davvero capace di tutto".

Anche domenica prossima?

"Il voto al primo turno è sia di appartenenza radicata sia di protesta e paura per le incertezze sul futuro. Ma l’onda del Rassemblement national è talmente potente che ora qualche elettore meno politicizzato potrebbe averne paura, e non votare, soddisfatto del segnale già mandato. La conquista della maggioranza relativa mi sembra quindi più probabile di quella assoluta".

Il politologo Yves Mény
Il politologo Yves Mény

Insomma, nulla è scontato.

"È noto che molti elettori fanno la loro scelta in cabina. Già in passato, ai ballottaggi, i gollisti sono passati da vittorie annunciate a verdetti risicati. E ai socialisti è capitato di perdere".

L’allarme di Macron per fermare l’«estrema destra sul punto di accedere alle più alte funzioni» denuncia debolezza. Solo un aumento dell’affluenza potrebbe cambiare il quadro?

"Non credo che i numeri possano lievitare ancora dopo il 65% del primo turno".

E allora?

"Non c’è alcun dubbio che il Rassemblement national oggi dia voce a sentimenti profondi della Francia. Alle sue insicurezze, alle sue paure, al razzismo diffuso, all’idea che immigrazione e criminalità siano connesse. Perché la Francia, in fondo, è un paese di destra. I socialisti l’hanno governata di meno, e spesso in una situazione di coabitazione con un’assemblea di segno opposto – vedi Mitterand".

Di fronte a un esecutivo a guida Rn, quale potrebbe essere il piano B di Macron?

"Fare sperimentare a Bardella e Le Pen tutta la difficoltà di governare, tutta la distanza tra anni di propaganda e le scelte che il nuovo ruolo comporta. Così che entro il 2027, quando si voterà per l’Eliseo, l’elettorato sia già pronto a cambiare".

Secondo lei?

"Se si verificasse questo scenario, parleranno i fatti. Prendiamo le pensioni: Rn sostiene da sempre: “60 anni. Per tutti“. Ma già l’altro giorno Bardella diceva: “Se un giovane comincia a lavorare a 24 anni, beh, dopo 42 di lavoro può ritirarsi“. Cioè a 66 anni. Insomma, sarà complicato conciliare realtà e aspettative".

La Francia a sinistra, quella che presidia le banlieues e sta con gli immigrati, come reagirebbe a un governo Bardella?

"Manifestazioni di piazza da subito, una pausa per le Olimpiadi e per l’estate, poi un autunno caldissimo. Perché in Francia la cifra delle proteste è sempre estrema, ma neppure il Rassemblement national potrà mai far sparare a chi manifesta".