Roma, 1 luglio 2024 – "Adesso bisognerà vedere i ballottaggi del 7 luglio, ma le elezioni politiche francesi hanno già un vincitore politico ed è il Rassemblement national. Questo non significa che la Francia ora sia più governabile. L’accelerazione imposta da Emmanuel Macron, con il voto anticipato, consegna un Paese tuttora tripartito, diviso tra destra – con i numeri esplosivi del Rassemblement national –, centro (presidiato da Ensemble e Républicains) e sinistra del Nouveau front populaire protagonista di una campagna molto aggressiva. Non esiste quindi alcuna certezza che il Rassemblement national abbia la maggioranza assoluta nell’Assemblea nazionale", dichiara Gilles Gressani, direttore della rivista on line Le Grand Continent e del Geg (Groupe d’études géopolitiques) all’Ecole Normale Supérieure di Parigi – uno dei più influenti centri di ricerca strategica europea. A soli 31 anni, il ragazzo nato a Villeneuve (paese di mezza montagna a 15 chilometri da Aosta) è voce innovativa e autorevole nel mondo accademico e politico d’oltralpe.
Professore, il Rassemblement national di Jordan Bardella e Marine Le Pen è ormai il partito di più di un francese su tre. Potrebbe governare? E nel caso, sarebbe pronto? "Dodici milioni di voti confermano il trend e prefigurano un’ascesa. Bardella e Le Pen rappresentano la rabbia di un pezzo di società. Ma non hanno relazioni forti con le burocrazie statali. Rappresenterebbero una novità e un possibile salto nel buio".
Come giudica il risultato del Nouveau front populaire con exit poll al 28,5%? La coalizione tra socialisti di Raphaël Glucksmann, France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, ecologisti e comunisti, può ancora ribaltare il voto? "Non nel senso di conquistare la maggioranza assoluta, ma di impedire l’ultima spallata al Rassemblement national forse sì".
Ensemble, «campo della ragione» offerto dal duplex Macron-Attal, resta lontano da Rn e Nfp, attorno al 22%. Lo stigma lanciato dall’Eliseo contro le cosiddette «estreme» non sembra premiante.
"La scommessa di una sinistra divisa non ha funzionato. Anzi, ha promosso una coalizione che sembrava impensabile. Ora sia la sinistra sia la destra proveranno a prosciugare il centro, che è tuttavia molto forte in una parte assai strutturata della società francese".
Potrebbe alla fine non vincere nessuno?
"Un governo di minoranza sta tra le opzioni in campo, grazie anche alla garanzia costituzionale che per almeno un anno l’Assemblea nazionale non potrebbe essere sciolta".
Politicamente, come esce la Francia dal voto?
"I sentimenti prevalenti dell’elettorato sono di centrodestra – un po’ come in Italia –, ma la destra del Rassemblement national è ancora indigesta per quella parte di paese gollista, rappresentato da Républicains e macroniani. Nessuno evidenzia, a questo proposito, il progressivo spostamento a destra di Macron anche con precise scelte di personale politico".
Quali fattori orienteranno la campagna per i ballottaggi?
"Bardella e Le Pen mostreranno un profilo di straordinaria moderazione; Glucksmann e Mélenchon mobiliteranno l’elettorato contro chi vuole dividere la Francia".
Nell’ipotesi di vittoria del Rn, una coabitazione difficile tra Bardella a Matignon e Macron all’Eliseo sarebbe un freno alla scalata di Le Pen per le presidenziali del 2027 o sarebbe invece un meraviglioso alibi?
"Mettiamola così: il Rassemblement national avrebbe buon gioco a dire: “Non ci fanno lavorare“. Ma c’è anche un altro scenario che merita di essere considerato".
Quale?
"Se Bardella diventasse premier, l’asimmetria di potere con Le Pen diventerebbe evidente e prima del 2027 potrebbe far maturare scenari alternativi".
L’edificio europeo è più fragile dopo il voto francese?
"Sì, perché l’identità del partito è stata costruita contro l’Europa. E questo è un fattore che permane, nonostante né i vertici né gli elettori chiedano più l’uscita dall’euro".
In quali capitali in questo momento si sta festeggiando?
"A Mosca, sicuramente".