Roma, 8 luglio 2024 – Fermare Le Pen e Bardella non solo per bloccare l’eventualità di avere la destra a l’Hotel de Matignon, la magnifica residenza del premier francese, ma anche per non cedere a Vladimir Putin.
La Francia si è risvegliata e contro le aspettative di molti ha fatto muro contro il Rassemblement National, con una partecipazione al voto superiore al 67%. Che la partecipazione sarebbe stata straordinaria lo si era già capito alle 17, quando il ministero dell’Interno ha ufficializzato che era stata del 59,7%, leggermente in aumento rispetto ai dati già altissimi alla settimana precedente (59,4%) e soprattutto superiore di oltre 20 punti rispetto al secondo turno nel 2022 (38,1%). E il risultato finale è stato pari alle attese: poco sopra il 67%.
Le Pen non è Meloni. Da sempre filorusso, il Rassemblement National – in aperta polemica con il presidente Emmanuel Macron che ha fatto del confronto con Mosca uno dei tratti distintivi della sua politica estera – ha fatto poco o nulla per smentire la sua storica linea. Marine Le Pen ha spiegato per l’ennesima volta la posizione del suo partito in un’intervista alla Cnn concessa alla vigilia del ballottaggio: se Jordan Bardella dovesse diventare premier, impedirebbe a Kiev di usare le armi a lungo raggio fornite da Parigi per colpire obiettivi in Russia. E l’esponente del RN ha poi ribadito anche il "no" all’invio di soldati francesi in Ucraina, anche se solo per fini addestrativi. "Se Emmanuel Macron vuole mandare le truppe e il primo ministro è contrario, allora non si manderanno truppe in Ucraina. Il premier ha la parola finale". Non era l’annuncio di uno stop agli aiuti militari a Kiev, ma comunque, attraverso due scelte chiave era un radicale cambio di linea, e in quanto tale è stato salutato a Mosca con compiacimento vivissimo.
Dopo il premier ungherese Viktor Orban e lo slovacco Robert Fico, il Cremlino sperava di avere una altra quinta colonna in Europa, acquisendo al fronte dei simpatizzanti più o meno espliciti anche la Francia, che è oltretutto l’unico Paese con capacità nucleare dei 27.
La Russia, durante questa breve campagna elettorale, non ha fatto mancare il suo sostegno più o meno diretto a RN. Appena pochi giorni fa il ministero degli Esteri di Mosca ha salutato la netta vittoria della destra al primo turno con un tweet, corredato da una foto di Marine Le Pen, in cui ha sottolineato che "il popolo francese sta cercando una politica estera sovrana che serva i propri interessi nazionali e non i dettami di Washington e Bruxelles".
Sergei Lavrov ha poi rincarato la dose, scagliandosi a urne aperte contro il maxi accordo di desistenza che rischiava, come poi ha fatto, di fermare il Rassemblement National a un passo dalla agognata vittoria. "Il primo turno delle elezioni parlamentari francesi – ha detto entrando a gamba tesa nelle elezioni francesi – è passato, e ce ne sono due. Ma purtroppo il secondo turno, a quanto pare, è stato concepito proprio per manipolare la volontà degli elettori durante il primo turno, quando alcuni candidati possono ritirare le loro candidature essere persuasi a spianare la strada per sconfiggere, come si suol dire, conservatori o populisti, questo non somiglia molto alla democrazia". Era un ulteriore assist piuttosto vittimista a Marine Le Pen, ma anche il classico bacio della morte che apriva gli occhi agli elettori francesi che non erano disponibili ad accettare una Francia se non prona almeno quasi indifferente alle mire di un dittatore come Putin. E così sono stati persi altri voti e Mosca ora mastica amaro. Ironia della sorte, se il Cremlino si fosse mostrato più cauto sulle legislative francesi, avrebbe servito meglio i propri interessi strategici.