Parigi, 11 giugno 2024 – Il macigno delle elezioni anticipate lanciato nello stagno della politica da Macron ha provocato uno tsunami, a sinistra ma soprattutto a destra. A sinistra si cerca una strategia unitaria che metta insieme il diavolo e l’acqua santa, l’ultra-gauche della France Insoumise e la maggioranza presidenziale, socialisti, comunisti e verdi. Missione impossibile. A destra è ancora peggio dopo che il presidente dei Républicains, Eric Ciotti, ha annunciato un accordo elettorale con il Rassemblement National di Marine Le Pen.
Le reazioni
Un annuncio che ha dato fuoco alle polveri: non era mai successo che un partito della destra repubblicana, erede della tradizione antifascista del gollismo, facesse delle avances verso l’ultradestra. Da Chirac a Juppé, da Sarkozy a Barnier, da Jean-François Copé a tanti altri leader della destra moderata, tutti hanno sempre combattuto contro il Front National. Per la prima volta sembra dunque vacillare la “rete sanitaria” che ha impedito al vecchio Le Pen e a sua figlia Marine di prendere il potere. "La Francia è in pericolo, dobbiamo combattere in ogni modo la maggioranza impotente di Emmanuel Macron e gli accordi contro natura fra i socialisti e il capo della France Insoumise. Dobbiamo salvare il nostro partito, evitare che venga spazzato via", si è giustificato Ciotti.
Niente dimissioni
"Vendere l’anima per un piatto di lenticchie è inaccettabile, mi dà il voltastomaco", ha protestato Valérie Pecresse, presidente della regione Ile-de-France. "Non posso crederci, è un tradimento", ha aggiunto Laurent Wauquiez, presidente della regione Auvergne-Rodano-Alpi. "Ciotti deve dimettersi", ha sintetizzato il presidente del Senato, Gérard Larcher. "Dimettermi? Non ci penso neanche. Sono stato eletto dai militanti, ho vinto le primarie, nessuno può mandarmi via", ha replicato in televisione, rosso di rabbia, il presidente di LR.
Pronti alla fuga
La protesta ha soffiato per tutto il giorno: "Il generale De Gaulle si sta rivoltando nella tomba", "Non ci sottomettiamo a questo vergognoso compromesso", "Non accettiamo un salto nel buio", sono i commenti dei dirigenti LR contrari a Ciotti. Su una sessantina di deputati Républicains, sarebbero una dozzina quelli decisi ad attraversare il Rubicone, più per salvare la poltrona che per convinzioni ideologiche.
L’asse con Le Pen
Che Eric Ciotti guardasse con interesse verso Marine Le Pen, era evidente da un pezzo. Grande ammiratore di Giorgia Meloni (cercò inutilmente d’incontrarla durante la prima visita della leader italiana a Parigi), ha sempre sognato una coalizione delle destre sul modello italiano, un patto di ferro che consentisse la vittoria. Jordan Bardella, che ha chiesto un "blocco nazionale" per vincere le legislative, la pensa allo stesso modo. Curiosa sintonia fra due francesi entrambe di origini italiane; il bisnonno paterno di Bardella veniva dal Lazio, quello di Ciotti era originario di Treviso. In caso di vittoria il 7 luglio prossimo Bardella potrebbe diventare Primo ministro e Ciotti ministro degli Interni.
Zemmour resta fuori
Ci sarà questa vittoria, o il "fronte sanitario" la impedirà per l’ennesima volta? La gara è durissima. Intanto, notizia delle ultime ore, è fallita l’ipotesi di accordo fra il Rassemblement National di Marine Le Pen e il partito di Eric Zemmour e Marion Maréchal (5,5% alle europee). Lo ha annunciato la stessa Marion, in rotta da anni con la zia e oggi desiderosa (pare) di pacificazione: "Nonostante i miei tentativi di negoziazione, la deplorevole argomentazione che mi è stata data è che non vogliono nessun legame con Zemmour".