Roma, 11 giugno 2024 – Il Cremlino non si accontenta di avere influenzato la campagna elettorale delle elezioni europee con azioni di infowar e guerra non lineare che si sono susseguite per settimane e hanno influenzato le scelte degli elettori. Ieri, lo speaker della Duma, Vyacheslav Volodin, ha chiesto le dimissioni del cancelliere tedesco, Olaf Scholz e del presidente francese Emmanuel Macron, usciti sconfitti dalle urne con i loro partiti di provenienza e che, secondo Volodin, hanno pagato le loro politiche sull’Ucraina. "Questo – ha spiegato Volodin – è il collasso della politica di Francia e Germania, la vergogna di Scholz e Macron che hanno perso miseramente. Per il partito di Scholz i risultati sono stati fra i peggiori della storia".
Lo speaker ha poi continuato la sua analisi del voto su Telegram, dove ha scritto: "I risultati di Francia e Germania erano prevedibili. L’economia è stagnante, c’è una crisi migratoria e i Paesi, contrariamente ai loro interessi nazionali sono coinvolti in Ucraina. È giusto che si dimettano e smettano di prendere in giro i loro cittadini". Francia e Germania sono i due Paesi con maggiore peso che si sono schierati a favore di Kiev e avevano aperto alla possibilità di consentire l’utilizzo delle armi Nato sul territorio russo, a patto che venissero colpiti obiettivi strategici e militari.
Proprio Macron, nelle ultime due settimane, ha avuto un botta e risposta indiretto con il presidente Putin, annunciando la fornitura all’Ucraina di caccia da guerra Mirage e la possibilità di addestrare truppe ucraine. Mosca non ha gradito e ha reagito alla sua maniera, ossia scatenando l’inferno della disinformazione nei Paesi che aveva maggiore interesse a colpire, indipendentemente dalla collocazione politica dei partiti che si andavano a favorire.
Secondo le più classiche logiche di guerra non lineare, la cosa più importante era mettere in difficoltà il governo che dava fastidio a Mosca con le sue politiche sull’Ucraina. Esaminando come si è mossa la disinformazione russa in queste settimane, è possibile dire che la capacità di spostare voti è stata esercitata in più Paesi. In Austria, nazione che, di consuetudine, viene utilizzata come luogo di sperimentazione delle campagne di disinformazione russa, l’estrema destra ha trionfato grazie a una narrazione creata ad hoc e che prende di mira i migranti e le preoccupazioni economiche delle persone. Nel Nord Europa è stata aiutata la sinistra più radicale, che può dare fastidio ai governi socialdemocratici che si sono insediati.
Ci sono poi i casi di Francia e di Germania, dove il tema Ucraina è stato preponderante, ma non è stato il solo. La disinformazione russa ha cavalcato le proteste per le strade in solidarietà con quanto stava succedendo sulla Striscia di Gaza, portando l’elettorato a votare per il Rassemblement National in Francia e per Alternative für Deutschland in Germania. Rimane il dubbio sull’Italia, dove la infowar è stata molto forte, ma perché qui la propaganda russa è molto più invasiva che altrove. Gli unici due partiti totalmente pro Ucraina, ossia Stati Uniti d’Europa e Azione, sono fuori dal parlamento europeo. Per la Russia noi rimaniamo un Paese prudente, anche per le posizioni del ministro degli Esteri Tajani dei giorni scorsi, sicuramente non pericoloso. Per molti versi sotto controllo.