Buenos Aires, 20 novembre 2023 – Javier Milei è il nuovo presidente dell’Argentina. Il candidato ultraliberista dell’estrema destra ha battuto al ballottaggio il peronista ministro dell’Economia, Sergio Massa, con il 55,7% contro il 44,2% del candidato della coalizione di centrosinistra. Massa ha ammesso la sconfitta congratulandosi con il vincitore. Il nuovo presidente, già noto opinionista televisivo nel Paese, si è fatto notare per la sua teatrale campagna elettorale, in numerosi comizi è salito sul palco imbracciando una motosega. Milei, che ha fatto breccia sui giovani, prenderà il posto di Alberto Fernandez, presidente uscente.
“E’ un giorno storico per l’Argentina - ha detto Milei -. La ricostruzione del Paese inizia oggi. Non sarà facile, e richiederà cambiamenti drastici e urgenti”.
Già prima della diffusione dei primi dati, fonti del partito del candidato peronista Sergio Massa, Unión per la Patria, avevano assegnato la vittoria al ballottaggio delle presidenziali argentine al rivale anarcoliberista, Javier Milei.
“Disponiamo di dati preliminari che ci danno fiducia, ma dobbiamo aspettare i risultati. In Argentina comincia un cambiamento”, avevano detto i portavoce di La Libertad Avanza di Javier Milei alla chiusura dei seggi elettorali del ballottaggio per le presidenziali in Argentina.
Una sensazione che era stata confermata anche dal messaggio euforico che l'ex presidente Mauricio Macri e Patricia Bullrich, la candidata di Insieme per il cambiamento (di centrodestra), rimasta fuori dal ballottaggio e che ha dato il suo sostegno a Milei, hanno inviato a tutti gli osservatori dei seggi elettorali dichiarandosi "molto soddisfatti” del lavoro svolto.
Anche i genitori del candidato, che lo hanno raggiunto all'Hotel Libertador nel centro di Buenos Aires, avevano riferito di averlo sentito "molto contento”. Il comitato elettorale del peronista progressista Sergio Massa si era invece mostrato più cauto. “C'è stata molta partecipazione nella periferia di Buenos Aires e abbiamo buone anticipazioni. Ma aspettiamo”, è stato il commento della pattuglia della coalizione di centro-sinistra, che vede “la vittoria del suo candidato per l'uno o il 2%” in una partita tuttavia che ancora non sembra chiusa”.
Un'elezione cruciale per il Paese arenato in una delle crisi economiche più gravi della sua storia, e che proprio nel giorno dell'insediamento del nuovo governo – il 10 dicembre – festeggia i quarant'anni dalla fine della dittatura.
Uno snodo storico, tra la rabbia di chi non riesce ad arrivare a fine mese e la paura di chi teme una nuova ondata autoritaria. E anche se l'ultimo sondaggio di AtlasIntel – l'unico istituto ad aver indovinato il risultato delle elezioni generali del 22 ottobre – prevedeva una vittoria di Javier Milei sul peronista progressista Sergio Massa, con una forbice tra i 4 e i 6 punti percentuali.
"Un'elezione estremamente importante” l'ha definita Massa, investito da un bagno di folla all'uscita del seggio dove ha votato nella scuola n.34 della sua città natale Tigre, nella provincia a nord di Buenos Aires. Un confronto che “dà la responsabilità di costruire un sentiero di speranza e di confidenza”. “Una nuova tappa”, ha indicato l'attuale ministro dell'Economia del governo Fernandez, che – se eletto – dovrà impegnarsi a trovare nuove formule per costruire un “cammino più virtuoso rispetto al passato”.
Quel passato di cui è espressione, e che lo ha proiettato nella corsa verso la Casa Rosada. "Abbiamo fatto tutti gli sforzi nonostante la campagna della paura contro di noi, aspettiamo tranquilli il risultato, verranno giorni ancora più importanti di oggi”, ha commentato d'altra parte Milei, ostentando un certo ottimismo, tra qualche fischio e l'abbraccio dei suoi sostenitori nel quartiere popolare di Almagro. Il leader della Libertà avanza ha auspicato “un risultato chiaro in modo da avere un presidente eletto già questa notte”. “È il momento che la gente si esprima nelle urne, speriamo che a partire da domani ci sia speranza”, ha affermato l'anarcocapitalista visibilmente stanco e scarmigliato. Proprio la sua vice, Victoria Villaruel, nota per le sue posizioni negazioniste sulla dittatura, è stata al centro di una contestazione di un gruppo di familiari di desaparecidos, che ha tappezzato l'esterno dell'edificio del seggio elettorale con foto delle vittime. “È la prima volta che la figlia di un militare può arrivare nell'esecutivo, non capisco che cosa vogliono, loro hanno avuto figli di terroristi al governo per anni”, ha reagito l'esponente della Libertà avanza, lasciando intendere il livello di scontro che si potrebbe innescare con un'ampia fascia della popolazione, in caso di una vittoria. Ma chiunque risulterà eletto, si troverà di fronte una strada tutta in salita. Ad attenderli c'è una complicata agenda economica. E né Massa, né Milei sembrano avere le idee davvero chiare su cosa fare.