Giovedì 19 Dicembre 2024
LORENZO BIANCHI
Esteri

Ebrahim Raisi, il macellaio di Teheran fedele a Khamenei e ariete anti ebrei

Conservatore di ferro, 63 anni. Il presidente morto nell’incidente con l’elicottero ambiva a diventare la Guida suprema iraniana

Roma, 20 maggio 2024 – Nelle elezioni del 18 giugno 2021 la Guida Suprema della teocrazia Ali Khamenei appoggiò Ebrahim Raisi, 63 anni, un conservatore di ferro e fece ritirare tutti i possibili contendenti. Raisi si presentò come un paladino delle classi più umili e della lotta alla corruzione. In politica estera è un “ariete“ contro lo stato ebraico, uno dei principali sostenitori dello scontro con Tel Aviv.

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Considerato un possibile successore di Khamenei al vertice dell’Iran, fu eletto al primo turno in una consultazione che fece registrare un record di astensioni. Negli ultimi tre anni la repressione del dissenso non ha conosciuto indebolimenti o pause. Raisi è uscito rafforzato dalle elezioni legislative che si sono tenute lo scorso marzo, la prima consultazione nazionale dopo il movimento “Donna, vita, libertà“ divampato in Iran alla fine del 2022. Lo scatenò la morte di Mahsa Amini, la ragazza deceduta a Teheran mentre era trattenuta dalla polizia morale che l’aveva arrestata perché non indossava correttamente il velo.

Ebrahim Raisi, il presidente iraniano morto nell'incidente aereo (Ansa)
Ebrahim Raisi, il presidente iraniano morto nell'incidente aereo (Ansa)

Il Parlamento che si insedierà il 27 maggio sarà controllato dai conservatori che sostengono il suo governo. Negli ultimi mesi Raisi si è presentato come un avversario risoluto di Israele e ha sostenuto Hamas fin dall’inizio del conflitto nella Striscia di Gaza dopo la carneficina del 7 ottobre nei kibbutz del sud di Israele.

Nato nel novembre del 1960 nella città santa sciita di Mashhad, Raisi ha fatto carriera nel sistema giudiziario della teocrazia per tre decenni. È stato nominato procuratore generale di Karaj, vicino a Teheran, a soli 20 anni. Nel 2016, Khamenei lo ha collocato alla guida della potente fondazione benefica Astan Quds Razavi, che gestisce il mausoleo dell’Imam Reza a Mashhad e un immenso patrimonio industriale e immobiliare. Dal 2019 guida la magistratura.

È stato oggetto di sanzioni degli Usa per il suo ruolo nelle esecuzioni di migliaia di prigionieri politici nel 1988 per le quali venne soprannominato "macellaio di Teheran". Indossa sempre il turbante dei ‘seyyed’, i discendenti di Maometto. Ha, frequentato i corsi di religione e giurisprudenza islamica dell’ayatollah Khamenei. È sposato con Jamileh Alamolhoda, professoressa di scienze dell’educazione all’Università Shahid Beheshti di Teheran, dalla quale ha avuto due figlie.