Berlino, 21 agosto 2022 - Secondo Mosca era lui l'obiettivo dell'attentato (se di attentato si è trattato) in cui è morta la figlia, Darya Dugina. Definire Oleskandr (Alexander) Dugin l'ideologo di Putin (qualcuno lo chiama 'il cervello' di Putin) è probabilmente una semplificazione. Secondo molti in Russia, Dugin non è poi così vicino al presidente russo (non ha mai avuto un ruolo nel governo) e la sua influenza su di lui non sarebbe determinante. Cos'è che lega allora la figura di Dugin allo zar? Perché colpirlo?
Giornalista, filosofo e politologo, Dugin è esponente dell'eurasiatismo, corrente che vuole il ritorno a una superpotenza russa con la fusione di Mosca ed ex repubbliche sovietiche, un rinato "impero russo", in grado di confrontarsi con la potenza degli Stati Uniti. I suoi testi che promuovono 'il mondo russo' sono considerati fonte di ispirazione dell'ideologia ultranazionalista, bollata in Occidente come "fascismo russo", con cui al Cremlino si giustifica l'invasione dell'Ucraina. Nel 1991 pubblicò il manifesto La grande guerra dei continenti in cui presentava la visione di una Russia come "una Roma eterna" in lotta contro l'individualistico e materialistico Occidente "eterna Cartagine".
Sessant'anni (nato nella famiglia di un ufficiale dell'allora intelligence sovietico), fluente in diverse lingue tra cui l'italiano: è stato caporedattore di Tsargrad TV, fervente emittente filo-Putin. Ma sul suo legame con il presidente ha sempre mantenuto il massimo riserbo. Se non è esatto dire che Dugin è l'ideologo di Putin, il nuovo Rasputin, si può a ragione definirlo ideologo del putinismo.
E' considerato anche "l'ideologo" dell'annessione della Crimea alla Russia: non a caso è sotto sanzioni Usa dal 2015. E recentemente nel mirino del Tesoro britannico e americano era finita anche la figlia, in quanto direttrice del del sito United World International (Uwi), accusato di disinformazione, di proprietà di Ievgeny Prigozhin, stretto alleato di Putin.
Dugin, il rapporto con Salvini e gli apprezzamenti a Meloni
Dugin aveva rapporti con la politica italiana. Nello specifico aveva rapporti con Matteo Salvini che lo ha incontrato diverse volte. Il leader della Lega fu persino intervistato da lui durante un viaggio a Mosca negli studi di Tsargrad: a presentarli fu Gianluca Savoini.
Nel 2018 Dugin benedice il governo di Lega e 5 Stelle: "Ha vinto Salvini, che con le sue felpe e le sue magliette ha contribuito a far smetter di demonizzare il populismo". Solo 10 anni prima aveva pubblicato La quarta teoria politica nel 2009, in cui teorizzava il superamento di fascismo, comunismo e liberalismo in un populismo sovranista.
Il filosofo però non prende bene la caduta dell'esecutivo e Salvini viene accusato per la sua "trasformazione in senso atlantista e liberale". Ultimamente Dugin ha espresso apprezzamenti a Giorgia Meloni, per le sue critiche alle misure anti-Covid e la distanza "dalle politiche fallimentari del globalista e liberale Draghi". Fino al vaticinio: "Se seguirà rigorosamente gli ideali e i valori che proclama, sarà, secondo me, molto significativo. Si farà strada".