Roma, 15 aprile 2024 – Sarebbe stato un flop il lancio di missili e droni dall’Iran verso Israele. Secondo funzionari statunitensi citati dal Wall Street Journal, tra sabato notte e domenica circa la metà dei missili balistici di Teheran non avrebbe raggiunto l’obiettivo. Tra lanci falliti e razzi caduti prima di raggiungere Israele, l’impatto reale della pioggia degli oltre 300 proiettili sarebbe stato piuttosto limitato. Teheran ha più di 170 droni carichi di esplosivo, circa 120 missili balistici e circa 30 missili da crociera. Quelli che effettivamente stavano arrivando a destinazione sono stati quasi tutti intercettati.
Imponente lo schieramento di alleati di Israele che ha contribuito a supportare l’ormai noto scudo di Tel Aviv e a sventare quasi totalmente l’attacco iraniano. Solo le le forze statunitensi hanno distrutto più di 80 droni e 6 missili balistici lanciati da Teheran e dallo Yemen, ha detto oggi il Comando Centrale Usa (Centcom).
L’attacco sul modello russo
Secondo gli analisti del think tank americano Isw (The Institutte for the study of war) l'attacco iraniano contro Israele è stato modellato su quelli che i russi usano a ripetizione contro l'Ucraina con grande efficacia.
I danni a Israele sono stati più limitati del previsto, forse perché gli iraniani hanno sottovalutato le enormi capacità di difesa del Paese rispetto a Kiev. Secondo l’Isw Teheran imparerà la lezione e lavorerà per migliorare la capacità di penetrare le difese israeliane, come hanno fatto i russi.
Come si è sviluppato l’attacco
I droni iraniani sono stati lanciati molto prima dei missili balistici, probabilmente il piano era quello di farli arrivare nella finestra di difesa aerea di Israele più o meno nello stesso momento dei missili da crociera. Una strategia usata più volte dai russi negli attacchi all’Ucraina. Lo scopo è quello di fare in modo che i missili da crociera e i droni più lenti distraggano e superino le difese aeree per consentire ai missili balistici, molto più difficili da abbattere, di raggiungere i loro obiettivi.
Missili da crociera e droni dovevano servire da ‘specchietto per le allodole’. Gli iraniani - commenta l'Isw -, molto probabilmente si aspettavano che pochi, se non nessuno, sarebbe arrivato a target. Teheran confidava che in questo modo avrebbe concesso più chance ai missili balistici di andare a segno. In realtà dei circa 120 lanciati dagli iraniani sono pochi quelli che hanno penetrato le difese di Tel Aviv, colpendo vicino alle basi militari.
"Le difese aeree ucraine hanno registrato tassi di intercettazione medi pari solo al 46% circa dei missili balistici russi durante i recenti attacchi di grandi dimensioni. Gli iraniani probabilmente si aspettavano che i tassi israeliani sarebbero stati più alti di quelli ucraini ma non superiori al 90% contro una salva di balistici così grande: i russi non hanno mai lanciato così tanti grandi missili balistici in un singolo attacco contro l'Ucraina”, si legge sul sito del think tank.
L’Iran aveva sicuramente a disposizione le analisi sugli attacchi russi in Ucraina. Kiev intercetta spesso più del 75% dei missili da crociera e dei droni russi che vengono però abbattuti per la maggior parte all'interno dell'ombrello della difesa aerea, la stessa si occupa anche della difesa dai missili balistici. Teheran quindi si aspettava che almeno alcuni dei loro droni e missili da crociera avrebbero interferito con il tentativo di Israele di fermare i missili balistici in arrivo. Ma così, a quanto sembra, non è stato. E il presidente ucraino Volodymyr Zelensky oggi interviene per sottolineare come "I moderni sistemi di difesa aerea sono in grado di proteggere vite umane”. Un messaggio indiretto per sollecitare i suoi alleati a fornire gli ultimi aggiornamenti tecnologici a Kiev. Abbassare il tasso di efficacia dei balistici, russi o iraniani che siano, è cruciale per ogni Paese che viene aggredito.
Anche perché, come sottolinea l’Isw, basta penetrare le difese aeree “anche con un piccolo numero di grandi missili balistici” per creare “seri problemi di sicurezza per Israele”.