Lunedì 23 Dicembre 2024
DAVIDE NITROSI
Esteri

Drone ‘ucraino’ contro una base in Transnistria. Campanello d’allarme verso l’escalation

L’annuncio delle autorità di Tiraspol, vero o falso, può essere una miccia per l’apertura un nuovo fronte per la Russia. La Moldavia smentisce l’attacco, e Kiev parla di provocazione di Mosca

La notizia che un drone kamikaze ucraino avrebbe attaccato una base militare in Transnistria, la regione separatista filo-russa in Moldavia, lanciata oggi da fonti interne al governo di Tiraspol, deve suonare come un campanello d’allarme, l’avviso che un nuovo pericolo imminente si affaccia sullo scenario della guerra ucraina. Non sappiamo se l’attacco sia vero o no, le conferme e i dettagli arriveranno forse nelle prossime ore, con il vaglio anche dei servizi segreti occidentali. Sappiamo intanto che la Moldavia nega che ci siano stati bombardamenti ucraini. E anzi afferma che si tratta di disinformazione per alimentare “paura e panico”. E sappiamo che Kiev a sua volta nega la propria mano e anzi accusa Mosca di aver orchestrato una provocazione. L’annuncio dell’attacco è stato diffuso in effetti in pompa magna dalle stesse autorità della Transnistria, una striscia di terra nell’est della Moldavia autoproclamatasi indipendente fin dal crollo dell’Urss, nel 1992, con tanto di bandiera rossa verde in cui campeggiano falce e martello come nella vecchia Unione sovietica. La notizia ovviamente è un assist al Cremlino in un gioco pericoloso che si svolge da anni e che ha subito una accelerata nelle ultime settimane. Mosca ufficialmente non ha mai riconosciuto la Transnistria come Stato e tuttavia ha sempre mantenuto rapporti e una presenza militare sul territorio, ufficialmente a difesa delle eventuali pretese moldave di riprendersi la regione ufficialmente appartenente a Chisinau. La Moldavia ha anche protestato nei giorni scorsi per la presenza di seggi elettorali russi in Transnistria, che dimostrano come Mosca stia allungando i suoi artigli sempre più in quella regione. L’interesse di Mosca fa capire quindi come la notizia di un attacco ucraino possa essere suscettibile di conseguenze drammatiche. A darne notizia sono stati l’agenzia di stampa russa Tass, i social media locali e il canale televisivo First Transnistrian che hanno mostrato i resti di un elicottero distrutto e hanno affermato che sarebbe scoppiato un incendio nella base a Tiraspol, capitale della regione separatista. Insomma, tutto appare utile per giustificare un intervento di Mosca o quanto meno un aumento della presenza militare russa nella Transnistria. La Moldavia _ che ancora non fa parte dell’Unione europea _ di fatto è nel mirino di Putin da tempo. E nelle ultime settimane si è assistito ad un crescendo di eventi che sembrano preparare un intervento russo. Il parlamento di Tiraspol (Transnistria) che si è riunito nei giorni scorsi per la prima volta dopo 18 anni, ha chiesto ufficialmente protezione alla Russia. Una mossa analoga a quella che fecero le regioni del Donetsk e Lugansk nei giorni precedenti all’invasione russa dell’Ucraina, nel febbraio 2022. La piccola e debole Moldavia si trova quindi in pericolo. Fra l’altro, oltre alla Transnistria, nello Stato che confina con la Romania (paese membro della Ue) e che condivide con Bucarest di fatto lingua e costumi, esiste un altro territorio che chiede autonomia e guarda alla Russia. E’ la Gagauzia, piccola regione al sud della Moldavia, formata da una popolazione di poco meno di 160mila abitanti di origine turca ma di religione ortodossa, che parla diffusamente il russo. Un mix esplosivo dunque. La Moldavia è da anni alle prese con una situazione politica interna delicatissima. Con spinte verso Bruxelles e una parte politica (minoritaria) che invece guarda a Mosca. Il Cremlino getta benzina sul fuoco e ricorda e più riperse anche sul piano energetico la Moldavia ancora oggi dipende dalla Russia. Una decina di giorni fa il primo ministro moldavo Dorin Recean ha denunciato che Putin ha scatenato “una guerra ibrida contro la Moldavia” con attacchi cyber e pressioni, per evitare che Chisinau proceda nel suo percorso di ingresso nell’Unione europea. “Tra l'autunno del 2022 e la primavera del 2023 Mosca ha pagato miriadi di manifestanti e addestrato squadre per attaccare la polizia e creare il caos nelle strade e intorno ai palazzi governativi”, ha aggiunto Recean. Ecco perché un eventuale attacco ucraino alla Transnistria sarebbe la miccia _ attesa da Putin _ per aprire un nuovo fronte di una guerra sempre più estesa e imprevedibile.