Roma, 2 agosto 2023 – Con 181 sì e 100 no passa in aula l'ordine del giorno sul dress code alla Camera di Salvatore Caiata (Fratelli d'Italia) e Martina Semenzato (Noi Moderati) per l'introduzione di specifiche disposizioni perché l'abbigliamento di parlamentari, dipendenti e visitatori sia consono al decoro dell'istituzione. Il dress code prevede tra l’altro l’obbligo di cravatta e il no alle sneakers per chi frequenta Montecitorio.
Nell'odg di Fratelli d'Italia, in particolare, si chiede "il rispetto del decoro formale, tramite il divieto indistinto per chiunque - parlamentare, collaboratore, dipendente o visitatore, dell'utilizzo di scarpe da ginnastica ogni qualvolta acceda nelle sedi della Camera" oltre "all'obbligo per i deputati, collaboratori, dipendenti e visitatori di sesso maschile di indossare sempre la cravatta".
La stretta sul vestiario ha 'spaccato' l'emiciclo. Contrari alla 'stretta' Pd, M5s e Avs.
"Se il decoro - tuona in Aula Riccardo Ricciardi, vicepresidente M5s - è mettersi la cravatta e non avere paura a togliere a 169mila famiglie il reddito con un sms, io penso che siamo fuori dal mondo. Se in giacca e cravatta riuscite a sputare sulle istituzioni come fate allora potete venire pure in smoking ma il decoro non lo acquisterete mai perché il decoro è nella forma e nella sostanza".
"La Camera dei Deputati - puntualizza Semenzato - è la casa del Parlamento italiano insieme al Senato della Repubblica. E' assolutamente ragionevole chiedere che gli ospiti e i frequentatori di questa casa abbiano un abbigliamento paragonabile all'importanza delle sue funzioni. Per questo, a nome di Noi moderati - prosegue la deputata - ho presentato un ordine del giorno, che oggi è stato approvato, per introdurre specifiche disposizioni, nel regolamento della Camera dei Deputati, volte a prevedere che l'abbigliamento dei deputati, dei dipendenti e di tutti gli altri frequentatori delle sedi della Camera sia consono alle esigenze di rispetto della dignità e del decoro dell'istituzione. L'odg - conclude Semenzato - non è né limitativo della libertà di espressione né impositivo, la decisione verrà demandata all'ufficio di Presidenza dove tutti sono rappresentati, un organo collegiale dove tutti potranno dare il loro contributo".