
L’ex premier rimprovera i leader "Basta dire no a tutto: fate qualcosa" .
"Dite no al debito comune, dite no al mercato unico, dite no alla creazione del mercato unico dei capitali. Non potete dire di no a tutto. Altrimenti dovete anche ammettere – ed essere coerenti – che non siete in grado di mantenere i valori fondamentali per cui questa Unione è stata creata. Quindi quando mi chiedete "cosa è meglio fare ora", vi dico che non ne ho idea. Ma fate qualcosa". È una vera sferzata, quella di Mario Draghi al Parlamento europeo, all’European Parliamentary Week 2025 sulle sfide per l’Europa e la sua competitività. Una sferzata che arriva dopo i recenti moniti dell’ex premier italiano arrivati nelle ultime settimane a più riprese: tanto che più di un osservatore ha ipotizzato che questo attivismo sia prodromico all’assunzione di un nuovo incarico a livello continentale: per esempio, quello di inviato dell’Ue per i negoziati sull’Ucraina, se non fosse che contro di lui la Russia potrebbe sollevare più di una perplessità.
Certo è che non usa mezzi termini, l’ex numero uno della Bce, e va al cuore della "questione Europa". Ci va talmente tanto, al cuore della questione, che pone, una dietro l’altra, una raffica di nodi e di proposte che toccano i nervi più scoperti, strutturali e contingenti, del presente e del futuro dell’Unione europea. Dal debito comune alle barriere interne, dalla concorrenza al green deal, fino al voto all’unanimità. Ma è sulla sicurezza e sulla difesa che punta innanzitutto l’indice. "Se le recenti dichiarazioni delineano il nostro futuro – avvisa – possiamo aspettarci di essere lasciati in gran parte soli a garantire la sicurezza in Ucraina e nella stessa Europa". Serve, dunque, agire innanzitutto sulla difesa. "Il sistema di difesa dell’Ue è una delle nostre diverse vulnerabilità - incalza - dove la frammentazione della capacità industriale lungo le linee nazionali impedisce la necessaria scala. E questo è uno dei tanti esempi in cui l’Ue è inferiore alla somma delle parti".
Ma la difesa è solo uno dei terreni strategici comuni. "Per far fronte alle sfide dell’Ue – spiega – è sempre più chiaro che dobbiamo agire sempre più come se fossimo un unico Stato. La complessità della risposta politica che coinvolge la ricerca, l’industria, il commercio e la finanza richiederà un grado di coordinamento senza precedenti tra tutti gli attori: governi e parlamenti nazionali, Commissione e Parlamento europeo". Ma per arrivare a questa prospettiva serve un debito comune. Qualche mese fa Draghi ha parlato dell’esigenza di 750-800 miliardi di euro di spesa annua per rendere competitiva e sicura la Ue. Per soddisfare queste stime è necessario emettere titoli di debito, "e questo debito comune deve essere, per definizione, sovranazionale, perché alcuni Paesi non dispongono di spazio fiscale sufficiente nemmeno per i propri obiettivi, non hanno alcuno spazio fiscale".
Il punto è che "il senso di urgenza di intraprendere il cambiamento radicale auspicato dal rapporto è diventato ancora più forte". Dobbiamo fare i conti, per capirci, con l’accelerazione di numerose sfide, a cominciare da quella sull’intelligenza artificiale, ma dobbiamo affrontare innanzitutto il nodo dei dazi americani. Non sarà agevole. "Nei prossimi mesi – incalza l’ex premier – l’Ue dovrà affrontare i dazi imposti dalla nuova amministrazione statunitense, ostacolando l’accesso al nostro principale mercato di esportazione. Inoltre, l’aumento dei dazi statunitensi sulla Cina reindirizzerà l’eccesso di capacità produttiva cinese in Europa, colpendo ulteriormente le imprese europee. In effetti, le grandi aziende dell’Ue sono più preoccupate di questo effetto che della perdita di accesso al mercato statunitense". Secca, al termine delle sferzate, la conclusione. "L’Ue è stata creata per garantire pace, indipendenza, sicurezza, sovranità e poi sostenibilità, prosperità, democrazia, equità - avverte Draghi - Di base siamo riusciti a garantire tutto questo. Ora il mondo confortevole è finito, e dobbiamo chiederci, vogliamo difendere questi valori o dovremmo andarcene, e andarcene dove?".