
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea (66 anni)
Il piano ReArmEu "può essere il fondamento di un’Unione europea della difesa". La visione per ora sta sulla linea dell’orizzonte. Cento giorni di Ursula von der Leyen (parte seconda): un altro mondo, un’altra Europa, un’altra Ue. Che vuole riarmarsi e lo rivendica. "Siamo entrati in una nuova era di dura competizione geostrategica: ci sono cambiamenti geopolitici che hanno impatti sulle alleanze, certezze vecchie di decenni stanno crollando e abbiamo una guerra brutale che infuria ai nostri confini – considera la presidente della Commissione –. È quindi necessaria un’azione forte".
Fino a 800 miliardi di euro in investimenti. Il prestito obbligazionario attivabile pro quota dai 27 Stati membri (per complessivi 150 miliardi di euro) "lo chiameremo Safe, Security action for Europe", precisa von der Leyen. Tra le innovazioni è prevista "la flessibilità sull’aumento dei deficit pubblici per quattro anni, con spesa aggiuntiva massima fino all’1,5% del Pil e misure calibrate sui singoli Paesi". Oggi Eurogruppo, domani Ecofin: i primi contatti per riformare il Patto di Stabilità. Poi saranno stesi i testi legislativi per il Consiglio del 20-21 marzo, tuttora aperti "alle proposte degli Stati". Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti pensa all’Invest Ue (garanzia Ue per investimenti privati). Perché "sono finiti gli anni dei sottoinvestimenti nella difesa", quando c’era "il dividendo della pace". Ora serve altro. Spiega la commissaria: "Allo stato attuale l’80% degli investimenti nella difesa va fuori Ue". E il nuovo scenario? I 27 potranno concludere acquisti (anche congiunti) con gli Usa, o cambiare il quadro: "Gli enormi investimenti nella prossima generazione di dispositivi militari e infrastrutture di sicurezza possono innescare un potente vento. Basti pensare all’accelerazione della digitalizzazione e alla modernizzazione delle reti di trasporto – dice von der Leyen –. O alle applicazioni IA, al calcolo quantistico, alla sicurezza delle comunicazioni. O a tecnologie chiave come reti satellitari, veicoli autonomi, robotica. Tutto questo è importante per la difesa, ma altrettanto per la competitività europea. Le Pmi (2.500 nella filiera difesa) saranno al centro della trasformazione".
Rearm Europe suggella una modifica delle priorità, non dei valori, che restano "prosperità, sicurezza e democrazia". Von der Leyen descrive il futuro così: "L’Europa resterà aperta, rappresenterà partnership e sensibilizzazione". Offrendo anche qualcosa in più: "Stabilità e prevedibilità, caratteristiche preziose in questi tempi", sostiene la 66enne tedesca strizzando l’occhio ai mercati che oltreoceano mostrano nervosismo (peggiore settimana da settembre). "Gli Stati Uniti – afferma la commissaria – sono da oltre 80 anni il più stretto alleato. Gli interessi comuni superano le nostre differenze". Come Ue, "dobbiamo assolvere ai nostri compiti".
Uno scatto nella storia che oggi serve al sovranismo identitario degli Stati Uniti per far crescere l’idea che l’Alleanza Atlantica vada non tanto riscritta quanto cancellata. Un tema così strategico, prima destinato ai piani alti della diplomazia, è ormai materia social. Basta infatti l’esclamazione su X di tal Mike Lee – "Exit NATO *Now*!" – per attivare il solito Elon Musk modello Joker: "Dovremmo proprio farlo – risponde –. Non ha senso che l’America paghi per la difesa dell’Europa". E a scriverlo non è solo l’uomo più ricco del mondo, ma il ministro taglia-sprechi insediato da Donald Trump.