Roma, 30 maggio 2024 – “La Russia adotterà misure nel campo della deterrenza nucleare se gli Usa schiereranno missili a medio e corto raggio in Europa e nella regione Asia-Pacifico”. Sono le parole del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Ma cosa si intende quando si parla di deterrenza nucleare?
Cos’è la deterrenza nucleare
L’espressione deterrenza nucleare fa riferimento alle “strategie d’attacco e contrattacco nucleare – si legge nella definizione dell’enciclopedia Treccani – messe in atto, nel corso della Guerra fredda, per scoraggiare ogni aggressione. In particolare la deterrenza consiste nel predisporre misure tali per cui il nemico, in vista delle conseguenze di un suo attacco, sia dissuaso dal metterlo in opera”. In sostanza se una potenza schiera o punta nuovi missili nucleari contro uno Stato, quello Stato risponde puntando o piazzando bombe in grado di colpire l’avversario nel più breve tempo possibile. Chi “preme per primo il grilletto” deve dunque sapere di non potersi sottrarre a una risposta avversaria.
La guerra fredda
La strategia della deterrenza nucleare si lega alla corsa agli armamenti iniziata nel secondo dopoguerra e alla cosiddetta “Guerra fredda”. Per la prima volta veniva sperimentato un conflitto senza battaglia che si basava sulla consapevolezza che un attacco al nemico avrebbe avuto come conseguenza una risposta che avrebbe portato alla “distruzione totale”.
Le bombe atomiche
Nel 1945 gli Usa hanno lanciato le prime bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Le armi nucleari, già entrate in scena come strumento dissuasivo durante il blocco di Berlino del 1948 (quando gli Usa attivarono in Gran Bretagna una base aerea che rendeva loro possibile colpire il territorio sovietico), divennero il principale strumento della strategia della deterrenza nucleare dell’amministrazione Truman.
La corsa agli armamenti nucleari
Nel 1949 anche l’Urss (Unione sovietica) sperimentò un proprio ordigno nucleare, seguita da Gran Bretagna (1952), Francia (1960) e Cina (1964).
La distruzione reciproca assicurata
Intanto, nel 1952, il nuovo presidente degli Usa, Eisenhower lanciava una strategia, basata sul concetto di "rappresaglia massiccia” in caso di attacco, la cui tappa successiva fu la dottrina del MAD (mutual assured destruction, “distruzione reciproca assicurata”), che doveva appunto dissuadere dall’uso di armi atomiche con il loro stesso incremento.
I trattati di non proliferazione
Da qui inizia una escalation nella corsa agli armamenti destinata a durare vari anni, con pericolose conseguenze per la sicurezza stessa dei popoli. Per limitare l’aumento delle potenze nucleari e degli arsenali esistenti furono dunque conclusi vari accordi per il controllo quantitativo e qualitativo degli armamenti, dal Trattato per il divieto parziale degli esperimenti atomici (1963) al Trattato di non-proliferazione (Helsinki, nov. 1969), fino agli accordi SALT I (1972) e SALT II (1974, 1979).
La distensione
La deterrenza nucleare sembrava dunque aver fatto posto alla distensione. Tuttavia, negli anni Ottanta, l’installazione degli euromissili da parte degli USA e il progetto di Scudo spaziale del presidente Ronald Reagan avviarono una nuova fase della detrrenza nucleare e della corsa agli armamenti. Il trattato START I (1991), firmato dal presidente sovietico Gorbačëv e dal presidente statunitense Bush, seguito poi dallo Start II (1993), sembravano aver posto fine a questa fase e alla Guerra fredda. La successiva dissoluzione dell’Unione Sovietica con il crollo del Comunismo, sembravano aver messo fine a questa contrapposizione ideologico-politica-militare.
La nuova Guerra fredda
Ma i nuovi scenari internazionali con l’attacco della Russia all’Ucraina hanno fatto tornare d’attualità la strategia della Guerra fredda fra potenze nucleari. La visione globale della Russia contrapposta a quella della Nato, alla luce del conflitto in atto su territorio ucraino, stanno facendo crescere la tensione a livelli che non si registravano dalla crisi di Cuba nel 1962 quando il mondo, dopo l’ipotesi di installare besi missilistiche sovietiche nell’isola caraibica guidata da Fidel Castro, sembrava sull’orlo della guerra atomica. Timori che sembravano essere ormai sopiti e che invece stanno tornando di prepotente attualità.