Lunedì 2 Settembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Tra i desaparecidos del Venezuela, almeno 100 gli italiani fatti sparire. Le famiglie: “Aiutateci a liberarli”

Sono saliti a duemila i prigionieri politici dopo la rielezione (contestata) di Maduro. E di molti non si sa nulla. Il caso di Biagio Pileri e l’ultimo video inviato alla moglie: mi seguono i servizi segreti. Si muove la Farnesina

Roma, 2 settembre 2024 – In Venezuela avere passaporto italiano non salva dalla repressione. Il Paese sudamericano è sempre più regime e vittime della repressione sono anche cittadini italiani. Cittadini come Biagio Pileri, figlio di immigrati siciliani arrivati in Venezuela durante la seconda guerra mondiale. Pilieri, 59 anni, è un imprenditore, giornalista e politico della locale Democrazia Cristiana.

Membri della squadra antisommossa della Guardia Nazionale Bolivariana arrestano gli oppositori del presidente Nicolas Maduro
Membri della squadra antisommossa della Guardia Nazionale Bolivariana arrestano gli oppositori del presidente Nicolas Maduro

Nel 2009 venne arrestato sotto il governo di Hugo Chavez e rilasciato nel 2010, anno in cui si insediò come deputato. Pileri oggi fa parte del fronte democratico di Maria Corina Machado ed era da tempo nel mirino. E infatti al termine di una manifestazione dell’opposizione, Pileri ha mandato dal telefonino un breve video nel quale diceva di essere seguito da un’auto dei servizi segreti, dopodiché è scomparso assieme al figlio Jesus Alfredo che lo accompagnava. Il 28 agosto il coordinamento dell’opposizione ha denunciato il sequestro sulla base dell’ultimo rilevamento del segnale gps del telefono di Pilieri che lo ubica inequivocabilmente in prossimità dell’Helicoide, il famigerato carcere dei servizi segreti del rieletto e contestato presidente Nicolas Maduro, luogo di detenzione e tortura in pieno centro di Caracas.

Non a caso il giorno dopo gli agenti del Servicio bolivariano de inteligecia (Sebin) hanno perquisito la casa di Pileri a Chivacoa, senza confermare che il deputato era da loro detenuto. “Mio marito e mio figlio assieme ad altre due persone – denuncia Maria Livia Pilieri – sono stati fermati e portati via, di certo dai servizi segreti del regime, anche se nessuno ci conferma l’arresto. Da madre e moglie, chiedo che chi li ha presi si metta una mano sul cuore e li liberi".

Come Pilieri moltissimi altri, tutti esponenti dell’opposizione democratica. Da Williams Davila a Maria Rita Capriti, fino a Antonio Calvino. E come il già deputato Americo De Grazia, uno dei simboli dell’opposizione che nel maggio del 2019, con la deputata Mariela Magallanes, anche lei con doppio passaporto, si rifugiò per quasi sette mesi nella nostra ambasciata a Caracas e fu portato in salvo in Italia da Pier Ferdinando Casini, in missione come presidente dell’Unione interparlamentare.

"Mio padre – racconta la figlia Maria Rosa, che vive in Calabria, in esilio come tutti i sette figli di De Grazia – ha deciso di ritornare in Venezuela tre anni fa, anche se sapeva che c’era questo rischio. ’Io non vi biasimo di aver lasciato il Venezuela’ ha detto a noi figli, ’non criticatemi perché io invece voglio tornare. Io voglio lavorare per un Paese migliore, rispettate la mia scelta’. E così è stato. Ha ripreso a fare attività politica nello Stato di Bolivar. E a denunciare il regime, finendo di nuovo nel mirino del Sebin. Era seguito, controllato e dopo le elezioni del 28 luglio la situazione è peggiorata. Dormiva in un posto diverso ogni notte, ma non è bastato. Lo hanno arrestato il 7 agosto dopo una visita in ospedale. Il Sebin ci ha infine ammesso di averlo preso, senza dire di cosa è accusato, e che è detenuto all’Helicoide, ma non ce lo fanno vedere e temiamo fortemente per le sue condizioni”.

Dopo le elezioni del 28 luglio segnate da brogli e che il governo Maduro sostiene di aver vinto con il 52% dei voti senza portare però i verbali dei seggi per una verifica indipendente, la repressione si è abbattuta sull’opposizione con una esplosione di casi di detenzioni extragiudiziarie, arresti arbitrari, sequestri di persona. Secondo l’organizzazione per i diritti umani Foro Penal prima del 28 luglio i prigionieri politici in Venezuela erano 199 e da allora sono aumentati di 1.581 unità, a seguito dell’ondata di arresti che ha seguito le elezioni. Tra loro ci sono molti venezuelani con passaporto italiano: da alcune dozzine a oltre un centinaio, a seconda delle stime. La loro liberazione è stata chiesta dal ministro degli Esteri Antonio Tajani: “Quello che sta accadendo è inaccettabile. Vogliamo che i prigionieri politici siano liberati immediatamente, a partire da quelli con passaporto italiano”.

Anche da Bruxelles è venuto un passo forte. “L’Ue – ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera della Ue, Josep Borrell – ritiene che Nicolas Maduro non ha legittimità democratica come presidente eletto, non lo consideriamo come un presidente democraticamente eletto, perché i risultati delle elezioni non possono essere verificati, e questo – ha promesso – avrà conseguenze”. Senza le quali, le parole seppur forti non produrranno effetti su un regime repressivo e criminale.