
Fuori dall’aula decine di donne hanno protestato contro il mito del cinema francese. La difesa dell’amica Fanny Ardant: "È solo un uomo passionale, generoso, libero, buono".
Fuori dal tribunale i cori delle femministe lo hanno già condannato: "Ne toccate una? Reagiamo tutte". In aula, l’amica storica Fanny Ardant che da sempre lo crede "passionale, generoso, libero, buono". E fra la resse delle telecamere, sotto gli occhi di tutta la Francia, avanza con una mano sulla spalla del suo avvocato Gerard Depardieu, un Cyrano invecchiato peggio del vino che ama. L’attore in disgrazia va ad affrontare in silenzio la prima udienza del processo per violenze sessuali e molestie denunciate da due donne sul set di Les Volets Verts, un film del 2021 cui ha partecipato anche madame Ardant. "Ma parlerà, finalmente parlerà", minacciano i difensori. L’appuntamento era fissato per lo scorso ottobre ed era stato rinviato per l’assenza dell’imputato, che a 76 anni scontava le conseguenze di un quadruplo intervento di bypass aorto-coronarico e del diabete, oltre allo stress dell’ondata del #Meetoo. "Adesso desidera difendersi in tribunale – dice Jeremie Assous, il suo avvocato – e vede come una priorità parlare ai giudici. Non vuole dire la sua verità: vuole la verità. Un enorme numero di elementi dimostra che le accuse sono false".
Depardieu, insiste il legale, non ha mai riconosciuto nemmeno un’aggressione, è stata riportata solo la versione delle accusatrici. Promette un dossier schiacciante, anche se ammette che la leggenda "ha un linguaggio estremamente volgare e può anche pronunciare alcune follie". Il confine della molestia è sottile. Tutto potrebbe concludersi nel giro di un paio di giorni, con udienze a regime ridotto limitate a sei ore per le precarie condizioni di salute dell’attore. Se giudicato colpevole, il mostro sacro rischia fino a cinque anni di carcere e una multa da 75 mila euro e di spaccare la Francia.
I fatti di cui è accusato da una scenografa e da un’assistente alla regia le cui identità non sono state rese note risalgono al settembre del 2021. Le due donne dicono di essere state afferrate con violenza, toccate in maniera inappropriata e di avere subito commenti di natura sessuale. Ma non è la prima volta. Già nel 2018 Depardieu fu denunciato per stupro da Charlotte Arnould, attrice e ballerina allora ventiduenne e da allora più di venti donne lo hanno chiamato in causa. Sei lo hanno denunciato (al momento due procedimenti sono stati archiviati, per un altro la procura ha chiesto il rinvio a giudizio) mentre le altre hanno raccontato le sconcezze subite a testate come Mediapart, che per prima si è occupata del caso. Più di 200 film alle spalle, candidato all’Oscar, Depardieu è un monumento ma volergli bene richiede nervi saldi. È stato amico di Fidel Castro, ha frequentato il presidente ceceno Ramzan Kadyrov e accettato la cittadinanza onoraria russa da Putin. In certi periodi, per stima approssimativa, è arrivato a bere fino a 13 bottiglie di vino al giorno.
A Natale 2023 il giornale conservatore Le Figaro pubblicò una lettera intitolata "Non cancellate Depardieu" firmata da attori, artisti e personaggi famosi (fra cui Carla Bruni Sarkozy) che lo ritenevano vittima di un linciaggio e di un fiume d’odio. Era intervenuto in sua difesa anche il presidente Macron, che aveva escluso la possibilità di ritirargli la Legione d’onore avuta nel 1996. Oggi al suo fianco in tribunale c’è Fanny Ardant: "Conosco Gérard da molti anni e ho sempre avuto fiducia nella sua integrità".