Roma, 12 dicembre 2024 – Arroccato su una collina che domina Damasco, quasi alla stregua di una acropoli, nei giorni scorsi il palazzo presidenziale di Bashar Assad è stato invaso da ribelli e da curiosi che nelle prime ore seguite alla fuga del dittatore hanno provveduto ad avventurarsi all’interno e a prelevare tutto quanto poteva essere asportato: raffinati capi di abbigliamento, mobilio, documenti, oggetti preziosi. Sono comparsi fra l’altro album di famiglia e anche fotografie imbarazzanti, in una delle quali (se è davvero autentica) mostra l’ex presidente in posa in cucina mentre indossa solo mutande e una canottiera bianca. Altre immagini divenute presto virali sul web hanno mostrato ai siriani un vasto garage in cui era custodita un’invidiabile collezione di automobili sportive, fra cui Lamborghini, Ferrari ed Aston Martin. Ma presto i ribelli del Hts (Hayat Tahrir al-Sham) hanno trovato opportuno sbarrare gli ingressi del palazzo che è tornato così a chiudersi in una atmosfera tetra.
Un reporter del Wall Street Journal che ha potuto vistarlo dopo le prime ore di saccheggio ha trovato pavimenti cosparsi di poster di Assad fatti a pezzi, libri stracciati, resti di incartamenti sparsi in disordine. Curiosando nel suo ufficio, ha trovato la copia di un libro sulle forze armate russe, una biografia dello stesso Bashar e anche confezioni di ‘Benzodiazepine’, ossia di pillole per l’ansia.
Nel palazzo, sviluppato su più piani, il reporter (che era accompagnato da un miliziano) ha visto almeno due sale per le sedute di governo: una sopraelevata, e l’altra sotterranea, a tre piani sotto al palazzo centrale, collegata ad un bunker. Pur abbellito da marmi di Carrara, l’edificio colpisce per la freddezza dei suoi ampi locali, molti dei quali cubici. Anni fa un suo visitatore lo descrisse come ‘una città degli smeraldi di Oz, ma in versione nord-coreana’. Fu progettato alla fine degli anni Settanta – su richiesta del padre di Bashar Assad, Hafez – dall’architetto giapponese Kenzo Tange, noto fra l’altro per il suo ‘Museo memoriale della pace’ di Hiroshima. Ma in seguito a dissensi Tange lasciò l’edificio incompiuto. Il palazzo fu portato a termine da altri e viene adesso adesso considerato come un esempio di ’architettura autoritaria. Lo stesso Bashar Assad – che aveva reputazione di essere una persona di gusti relativamente semplici – non era convinto del risultato e a quanto pare non vi abitò mai. Lo destinò piuttosto al figlio Bassel, che avrebbe dovuto succedergli alla guida della Siria: ma nel 1994 questi morì in un incidente stradale mentre era alla guida della sua Maserati.
Sulla base delle immagini recuperate nel palazzo presidenziale dal suo reporter il Wall Street Journal ha cercato di fornire nuovi elementi relativi ai gusti privati di Bashar Assad. In passato altri despoti hanno fornito lo spunto per indagini analoghe. I primi visitatori nei palazzi del dittatore iracheno Saddam Hussein rimasero stupiti non solo dagli sfarzosi gabinetti dorati ma anche dalle decorazioni murali. Fra queste donne bionde impegnate in lotte con serpenti ed eroine vestite in modo succinto. C’erano anche richiami alla architettura babilonese, ma riadattata al gusto militare del suo partito Baath.
Diversamente da lui Muammar Gheddafi aveva scelto una vita semplice. Viveva in una confortevole tenda beduina, ma all’interno di un’area fortificata. Nella sua residenza si trovarono pistole tempestate di gioielli ed anche – piuttosto stranamente – un poster di grandi dimensioni di un attore cinematografico di Hollywood.