Lunedì 25 Novembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Delfini Faroe: cronaca di un massacro. Ma sulle isole tanti non si pentono

Il leader dei balenieri ammette: "Grave errore". Ma secondo un sondaggio solo il 50% è contrario alla caccia dei delfini e l'80% è comunque favorevole a quella delle balene

La mattanza dei delfini sulle isole Faroe

La mattanza dei delfini sulle isole Faroe

Roma, 15 settembre 2021 - Le terribili immagini della mattanza dei delfini sulle Isole Faroe stanno facendo il giro del web, suscitando orrore e sgomento. Il massacro dei cetacei è una tradizione secolare che suscita polemiche ogni anno, ma stavolta è stato davvero senza precedenti - circa 1500 i delfini trafitti a morte - e tale da scatenare l'ira degli ambientalisti. La novità è che anche alcune associazioni che partecipano all'evento si mostrano pentite: "È stato un grande errore", ha ammesso il presidente dell'Associazione balenieri delle isole, Olavur Sjurdarberg. Resta il fatto che gli abitanti delle isole - stando al sondaggio di una tv locale - non vogliono saperne di abbandonare la loro sanguinosa tradizione.

Sommario:

I numeri del massacro

La Grindadrap, così si chiama la pratica barbarica, consiste nel trascinare i mammiferi, soprattutto balene, a riva e poi massacrarli con dei coltelli. Ogni anno, riporta la Bbc, vengono sgozzate circa 600 balene e 35-40 delfini. Il massacro di domenica è stato davvero eccezionale, superando i numeri del 1940, quando furono uccisi 1200 delfini. 

La mattanza dei delfini (Ansa)
La mattanza dei delfini (Ansa)

Sondaggio sulle Faroe

I media locali riportano che quest'anno anche la reazione della popolazione è stata "di smarrimento e choc a causa del numero straordinariamente grande" di delfini uccisi. Ma di sicuro non si respira aria di pentimento: un sondaggio effettuato dalla tv pubblica Kringvarp Foroya ha rivelato che mentre il 50% delle persone è contraria alla caccia dei delfini, l'80% è comunque favorevole a quella delle balene

La storia del Grindadrap

Per i Norreni, i primi uomini insediati nelle isole del nord intorno al XII secolo, la caccia ai cetacei rappresentava un’importante fonte di cibo e di ricavo economico. Il grasso era trasformato in olio, la pelle veniva intrecciata per formare corde e la carne era parte fondamentale della dieta faroese.  Inutile dire che oggi nessuno ha necessità di cacciare balene per sopravvivere, e la sanguinosa tradizione fa a pugni con la nuova sensibilità ambientale.

La 'festa' moderna

Insomma, il 'Grindadrap' (dal grind, banco di balene, e drap, uccisione) si è trasformata con gli anni in una festa tradizionale: il giorno della mattanza tutto si ferma, nelle isole: le scuole e molti uffici sono chiusi, donne e bambini corrono sulle spiagge per vedere gli uomini cacciare delfini e balene a mani nude, armati di monustingari (lunghi tubi di ferro appuntiti), immersi fino alla cintola nel mare che diventa rosso sangue.  I cetacei ovviamente non si avvicinano alle coste di loro volontà, ma il banco viene sospinto a riva dalle barche a motore e molti muoiono martoriati dalle eliche delle imbarcazioni.