Martedì 4 Marzo 2025
REDAZIONE ESTERI

Dazi, la Cina risponde a Trump e accusa Google di monopolio. Norvegia ‘schiera’ Stoltenberg alle Finanze

Pechino ha anche presentato un reclamo all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) "per difendere i suoi legittimi diritti e interessi". La Casa Bianca fa sapere che Trump parlerà con Xi in settimana. Intanto Parigi e Berlino minacciano ritorsioni, e Londra invece dice no per non rovinare relazioni Uk-Usa

Roma, 4 febbraio 2025 - Stamane alle 6 italiane sono entrati in vigore i dazi Usa del 10% sui prodotti cinesi. E Pechino ha subito lanciato la sua rappresaglia annunciando tariffe del 15% sulle importazioni di gas naturale liquefatto (Gnl) e di carbone, il 10% sul petrolio e sull'import e macchinari per l'agricoltura dagli Stati Uniti. E come se non bastasse è in corso un'indagine antitrust contro Google. Infine ha presentato un reclamo all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) "per difendere i suoi legittimi diritti e interessi" in risposta all'aumento delle tariffe unilaterali volute da Trump.

Il presidente cinese Xi Jinping
Il presidente cinese Xi Jinping

Trump parlerà con Xi

Il presidente Usa ha fatto sapere che parlerà con il presidente cinese, Xi Jinping, questa settimana. Probabilmente Trump cercherà di trattare con Pechino come ha fatto con Canada e Messico, a cui ha congelato i dazi del 25% in vista di un accordo. Il tycoon è cosciente, e lo ha detto, che la guerra sui piani tariffari rischia di far aumentare i prezzi per milioni agli americani, mentre in campagna elettorale aveva promesso di ridurli, ma nella sala Ovale ai giornalisti che glielo facevano notare ha spiegato che le tariffe sono un mezzo "molto potente" sia per rafforzare economicamente gli Stati Uniti sia per "ottenere tutto il resto che si desidera".

La risposta di Pechino

Ma la Cina non accetta il 10% sui dazi imposto da Trump e ha subito risposto prendendo di mira il carbone e il gas naturale liquefatto (Gnl) con aliquote del 15%, più un'ulteriore tariffa del 10% su petrolio, attrezzature agricole e alcune automobili. Inoltre il ministero del Commercio e l'Amministrazione generale delle dogane cinesi hanno annunciato maggiori e più severi controlli alle esportazioni "di articoli relativi a tungsteno, tellurio, bismuto, molibdeno e indio", e con effetto immediato "al fine di salvaguardare la sicurezza e gli interessi nazionali e di adempiere agli obblighi internazionali come la non proliferazione".

Google accusato di monopolio

Infine ha messo sotto inchiesta Google, "sospettato di aver violato la legge anti-monopolio della Repubblica popolare cinese". Pechino ha nel mirino anche il gruppo fashion Usa Pvh, con i brand Tommy Hilfiger e Calvin Klein, e il gigante biotech Illumina, al fine di "tutelare la sovranità nazionale, la sicurezza e gli interessi di sviluppo, in conformità con le leggi pertinenti", ha spiegato il ministero del Commercio.

Parigi: "Nessuna concessione a Trump"

Nessuna concessione a Trump sui dazi, sostengono i ministri dell'Industria e del Commercio francesi, Marc Ferracci e Laurent Saint-Martin, l'Ue deve preparare una "ritorsione". I due ministri transalpini lo hanno detto a margine del Consiglio informale Ue Competitività a Varsavia. "Penso che non dobbiamo entrare in una trattativa facendo delle concessioni, non è l'approccio giusto", ha detto Ferracci, che spera che l'Ue stabilisca "una posizione comune". Saint-Martin ha sottolineato: "Crediamo nella cooperazione e nel nostro sistema multilaterale, ma non dobbiamo essere ingenui. E dobbiamo prepararci al peggio. Vale a dire ritorsione, se necessario".

Londra: nuovi rapporti con Ue, ma no a ritorsioni a Trump

Secondo il Times il premier britannico Keir Starmer non appoggerà le eventuali ritorsioni europee ai dazi di Trump. Ok al reset delle relazioni con l'Ue sì, ma non a scapito della tradizionale relazione speciale fra Regno Unito e Usa. Il premier lo avrebbe detto ieri sera ai leader dei 27, invitato per la prima volta nel post Brexit a un Consiglio europeo allargato. Il premier laburista ha chiarito che il suo governo non ha intenzione di sostenere l'Ue su eventuali ritorsioni commerciali minacciate da Emmanuel Macron e Olaf Scholz.

Stoltenberg nuovo ministro Finanze norvegese

In vista di una possibile guerra commerciale transatlantica, l'ex segretario generale della Nato Jens Stoltenberg è stato nominato ministro delle finanze norvegese. Il rimpasto, deciso dal premier laburista alle prese con un crollo nei sondaggi, tiene conto anche dei buoni legami di Stoltenberg con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Stoltenberg, 65 anni, è stato primo ministro norvegese tra il 2000 e il 2001 e di nuovo dal 2005 al 2013 prima di servire come segretario generale della Nato tra il 2014 e il 2024. La sua nomina a ministro delle finanze arriva dopo il crollo del governo di coalizione norvegese la scorsa settimana, quando il partito euroscettico Centro ha lasciato la maggioranza in opposizione all'intenzione laburista di implementare le direttive energetiche dell'Ue.