Giovedì 19 Dicembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

“Il golpe? Dai generali russi Prigozhin ha avuto solo promesse. Lasciato solo, ha mollato”

Alessandro Marrone, dell’Istituto affari internazionali: “Nell’accordo promosso da Lukashenko e in tutta la vicenda c’è molto che non sappiamo”

Roma, 25 giugno 2023 - “Wagner non era da sola in condizioni di prendere il potere. Quando ha capito che il resto delle forze armate russe non interveniva a suo favore, ha mollato. Certo nell’accordo promosso da Lukashenko e in tutta la vicenda c’è molto che non sappiamo”. Così Alessandro Marrone, dell’Istituto affari internazionali.

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Russia, Prigozhin a Rostov (foto Getty Images)
Russia, Prigozhin a Rostov (foto Getty Images)

Come mai Prigozhin, entrato in Russia, prese Rostov e Voronezh, percorsi 900 chilometri senza colpo ferire decide di ritirarsi? Apparentemente non ha senso. O no? “Il regime russo, dopo un anno e mezzo di guerra ha subito uno stress test che ne ha fatto emergere le fragilità. Attori come Prigozhin hanno intravisto la possibilità di scalare il potere. Prigozhin ci ha provato, è entrato in una grande città e l’ha presa senza colpo ferire, è salito oltre Voronezh, con poca o nulla resistenza. Ma aveva un problema: numericamente le sue forze sono molto piccole rispetto a quelle russe. Poteva avere successo solo se le forze armate russe avessero lasciato Putin e si fossero schierate con lui. E invece dopo molte ore dall’insurrezione non è successo. Così Prigozhin ha capito che non poteva marciare su Mosca ed era meglio trattare una uscita più o meno onorevole".

Ha avuto delle promesse che non sono state mantenute? “Prighozin è un uomo di grandi contatti e molto propenso al rischio. E’ probabile che le promesse avute nei giorni precedenti da esponenti delle forze armate russe non si siano tradotte in azioni. Contava su defezioni che poi non si sono concretizzate. Sperava che se qualche unità militare fosse passata con lui avrebbe innescato un effetto a cascata. Ma non è successo. Da solo Prigozhin non poteva andare contro l’apparato militare dello stato russo, per quanto indebolito questo sia. Ha azzardato e l’azzardo è andato male. A quel punto, ha avuto un senso mollare”.

Il Washington Post scrive che Putin sapeva da almeno 24 ore. Perché non ha agito in maniera più efficace? “Forse sapeva, forse no, forse solo intuiva. Di certo ha mantenuto il sangue freddo. Il punto è che bombardare con l’aeronautica o l’artiglieria le colonne di Wagner avrebbe coinvolto cittadini russi, sarebbe stata una scelta molto forte da parte del presidente russo, che invece ha preferito serrare i ranghi nel proprio establishment e attendere le truppe di Wagner a sud di Mosca dicendogli: o molli o ti distruggiamo. In questo modo ha evitato un bagno di sangue e ha comunque fermato Wagner”.

Gli americani sapevano tutto da settimane. Ha fatto bene l’occidente a non interferire?

“Che il disagio di Prigozhin fosse profondo, lo si sapeva da fonti aperte, che potesse architettare qualcosa, era intuibile. Gli americani avranno sicuramente avuto fonti di prima mano che gli hanno confermato l’imminenza di una insurrezione da parte di Wagner. Ma l’occidente ha fatto bene a non intervenire in alcun in uno scontro di potere interno all’establishment russo. Non aveva alcun interesse a farlo, considerando anche che Prigozhin non è certo un sincero democratico, un cavallo su cui puntare".

Il dissidente Ponomarev dice che Putin e Prigozin erano d’accordo per spaventare l’opinione pubblica internazionale e accreditare l’idea che Putin non è il male peggiore. La convince questa ipotesi?

“Molto poco. Putin da questa vicenda non ne esce rafforzato, anzi. E la fonte che lo ipotizza è un politico russo in esilio che ha una sua agenda. Quindi sarei molto cauto".