Roma, 24 novembre 2024 – Un conflitto già in escalation, dove il vero rischio è quello dell’internazionalizzazione. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, fa il punto sulla situazione e non nasconde la sua preoccupazione. “Penso che Putin non abbia alcun interesse e volontà di allargare ad altre nazioni la guerra”, definendo ‘grave’ la decisione di avvalersi dell’aiuto di 10mila soldati nordcoreani. Lo sguardo di tutti è puntato al 20 gennaio prossimo, quando il presidente eletto, Donald Trump, si insedierà alla Casa Bianca e, presumibilmente, inizierà a prendere tutti i contatti per arrivare se non alla fine del conflitto, almeno a un cessate il fuoco.
“Trump chiaramente sta già preparando il terreno per le trattative – spiega al QN Andrew Spannaus, giornalista esperto di Usa ed autore del libro ‘Rivincita. L’enigma americano spiegato agli europei –. Ma al momento il presidente è ancora Biden e ora sta cercando di aiutare l’Ucraina perché fermi l’avanzata di Putin che, prima di sedersi al tavolo dei negoziati, cercherà di riprendersi tutto il territorio ritenuto russo”.
Ci aspettano due mesi di tensione crescente, insomma, dove però, sempre secondo Spannaus, i rischi di un conflitto nucleare sono inferiori rispetto a quelli percepiti in questi giorni. “La fornitura annunciata da Biden – spiega – non avrà un effetto tattico enorme. Non si tratta soltanto di una fornitura simbolica, perché gli ucraini possono attaccare i depositi di munizioni russe. Ma non ho visto analisi militari che si aspettano un vero e proprio cambiamento della tendenza sul terreno”.
Sul fatto che questa escalation possa in realtà essere un modo per arrivare a una posizione di forza in vista dei negoziati concorda anche l’Ambasciatore Stefano Stefanini, diplomatico di lungo corso e senior advisor dell’Ispi. “Il rischio di escalation – spiega Stefanini – c’è. Ma c’è anche il posizionamento in vista che inizi una trattativa. Entrambe le parti cercano di mettersi nella posizione migliore possibile. Chiaro all’insediamento di Trump mancano due mesi e due mesi sono lunghi. La situazione può scappare di mano”. Per l’Unione Europea è una situazione particolarmente difficile. Il rischio è quello di rimanere fuori dalle trattative che potrebbero essere svolte dalla nuova amministrazione americana con la Russia, interpellando in seconda battuta anche il leader ucraino, Volodymyr Zelensky. “La prima cosa che Bruxelles deve fare è continuare a sostenere l’Ucraina fino all’ultimo sforzo, perché sia meglio posizionata dal punto di vista militare quando le ostilità cesseranno”.
La ricetta per il diplomatico è parlare con una voce sola. “Se non quella dei 27, perché è impossibile – precisa Stefanini – almeno in formati più ridotti, ma che comprendano tutti i Paesi più importanti, quindi Germania, Francia, Italia, ma guardando anche alla Polonia e possono allargarsi al Regno Unito. Senza dimenticare che bisogna mantenere e portare avanti l’impegno di fare entrare l’Ucraina in Unione Europea. Un posizione forte di Bruxelles aiuterebbe anche la mediazione americana”.