Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Cristina, una macchia per la Casa Reale

Padre e fratello l'hanno allontanata dalla vita istituzionale e revotaco titoli, Cristina per i Borbone è una macchia indelebile

Juan Carlos e la figlia Cristina (AFP)

Juan Carlos e la figlia Cristina (AFP)

Madrid,  11 gennaio 2106  -  Cristina Federica Victoria di Borbone ha visto la famiglia reale spagnola girargli le spalle. Primo membro dei Borbone a dover affrontare un processo è una macchia difficile da cancellare.  Cristina, secondogenita di Juan Carlos, si è vista allontanare dalla vita istituzionale prima dal padre re e poi dal fratello minore, salito al trono come Felipe VI.

L'inizio, rinuncia o revoca non è chiaro, è stato l'addio al titolo di Duchessa di Palma, ma Cristina rischia di più: una possibile "rinuncia" anche ai diritti di successione al trono, inutile anche perché prima di lei vi sono altri cinque aspiranti. 

Per quanto riguarda il coté giudiziario, tuttavia, l'Infanta si trova in una situazione assai migliore del marito, l'ex stella della pallamano Iñaki Urdangarin, per il quale l'accusa ha chiesto ben 19 anni di carcere - e che la Casa Reale ha già da tempo escluso da ogni cerimonia ufficiale (anche se non ancora dalle vecchie fotografie). 

Sia il Fisco che la Procura anticorruzione (in polemica con il giudice istruttore) ritengono infatti che Cristina non abbia commesso alcun reato: ad accusarla è solo l'associazione dell'ultradestra "Manos Limpias", e il giudice deciderà probabilmente - applicando uno dei due opposti precedenti esistenti in materia, che neanche la Corte Costituzionale è riuscita a dirimere - di archiviare la sua posizione ignorando la sola denuncia di parte civile. 

E' vero che il caso non è del tutto chiaro: le indagini hanno infatti opposto anche duramente la Procura anticorruzione, fin dall'inzio favorevole al ritiro dei capi di imputazione di frode e riciclaggio nei confronti dell'Infanta perché basati su prove ritenute indiziarie, e il giudice inquirente José Castro, convinto invece della colpevolezza di Cristina. In un primo momento l'Infanta non era stata coinvolta nelle indagini: il suo nome aveva cominciato a circolare alla fine del marzo del 2013 dopo la consegna ai magistrati di alcune e-mail secondo cui Urdangarin avrebbe spiegato alla moglie i dettagli del funzionamento della Fondazione Noos, della cui direzione Cristina faceva parte e che sarebbe stato lo strumento con il quale Urdangarin e il socio e coimputato Diego Torres avrebbero intascato contributi pubblici non dovuti. 

La vicenda tuttavia ha sollevato una tempesta di polemiche che ha dato il colpo decisivo all'immagine di una monarchia incapace, nella persona di Juan Carlos, di incarnare la normalità istituzionale dopo essere stata protagonista dei tempi eroici della Transiciòn. Di qui, al di là degli acciacchi dell'età e di alcune leggerezze poco perdonabili in tempi di crisi (ad esempio la caduta nel corso di una caccia all'elefante) la decisione di abdicare nella persona di Felipe, legittimo erede in quanto unico figlio maschio (almeno fin quando entrerà in vigore la riforma della legge di successione, che aprirà la strada alla primogenitura anche femminile - ma non retroattiva). Cristina e il marito - sposato nel 1997 e da cui ha avuto quattro figli - si erano trasferiti prima a Washington poi a Ginevra, prima che la legge seguisse il suo corso e a Urdangarin venisse ritirato il passaporto per evitare il rischio di una fuga definitiva. Tornata in Spagna, l'ultimo sgarbo all'Infanta è forse il più bruciante: il 24 giugno del 2014 non è stata invitata alla cerimonia di proclamazione di Felipe come re di Spagna.