Giovedì 9 Gennaio 2025
Giovanni Serafini
Esteri

Barnier getta la spugna, Macron: io non mi dimetto. “Siete irresponsabili”

Il presidente della Repubblica parla in tv e attacca il “fronte antirepubblicano”. Incontro con il centrista Bayrou, in pole per fare il primo ministro. Socialisti nel caos

Parigi, 6 dicembre 2024 – L’ultima parola spettava a lui. E infatti ieri sera il presidente Emmanuel Macron è apparso in televisione per dire quel che pensava della crisi, della mozione di sfiducia contro il governo Barnier e delle giornate difficili che attendono la Francia. Ha ribadito che non lascerà l’Eliseo sino al termine del mandato, nel 2027. Ha criticato la scelta dei partiti estremisti di destra e di sinistra che si sono uniti in un fronte antirepubblicano. Ha aggiunto che nei prossimi giorni annuncerà il nome di un primo ministro che dirigerà un governo “d’interesse generale” e “ricostruirà il Paese con la saggezza e la speranza”. Dopo aver elogiato l’ex premier Barnier, che ha lavorato con onestà e dedizione, ha criticato (senza pronunciarne il nome) il Partito socialista che si è unito agli estremisti nel voto contro il governo.

Macron parla in tv
Macron parla in tv

Di socialisti si è parlato ieri per tutta la giornata. I deputati del partito sono 66. Se mercoledì sera non avessero votato la mozione presentata da estrema destra ed estrema sinistra, il primo ministro Michel Barnier e il suo governo si sarebbero salvati. Ma i socialisti sembrano stregati da Jean-Luc Mélenchon, il tribuno che tuona contro Macron chiedendone le dimissioni perché all’Eliseo vorrebbe andarci lui. Succube della “France Insoumise”, il rivoltoso partito di Mélenchon, il segretario socialista Olivier Faure e i suoi hanno votato contro Barnier. Idem per quanto riguarda gli ecologisti (38 deputati).

Il fatto è che poche ore dopo il “governicidio” Ps e Verdi si sono probabilmente resi conto di aver commesso un errore madornale: quello di essersi schierati – loro che appartengono allo storico partito di Mitterrand, di Rocard, di Jospin – fianco a fianco dei lepenisti (che combattono). Le reazioni popolari sono state feroci: un agricoltore di Lione per esempio ha detto alla radio che a causa del crollo del governo lui e gli altri 496mila agricoltori francesi perderanno le sovvenzioni e gli sgravi previsti dalla legge di bilancio che Barnier intendeva varare. “Non escludiamo di andarli a trovare direttamente a casa i nostri cari amici socialisti, per fare… diciamo quattro chiacchiere”, ha aggiunto. Sarà per questo che ieri sia il Ps che i Verdi hanno scritto una lettera a Macron per chiedergli di ricevere una loro delegazione?

“La nostra speranza – hanno specificato – è che si arrivi alla nomina di un premier uscito dalla gauche”. Ma non potevano pensarci prima? E come si fa a chiedere d’incontrare un presidente poche ore dopo aver gambizzato il suo primo ministro? Non sappiamo se Macron abbia risposto, in ogni modo aveva troppo da fare per vederli; ha incontrato uomini e donne delle istituzioni, prima Michel Barnier, che gli ha presentato formalmente le dimissioni, poi la presidente dell’Assemblea Nazionale, Yael Braun-Pivet, e il presidente del Senato, Gérard Larcher. Quindi ha invitato a pranzo François Bayrou, il leader del partito centrista MoDem indicato come “papabile” per Matignon. Ignorati da Macron, i socialisti sono stati invece bacchettati da Mélenchon, il cui portavoce Eric Coquerel ha chiesto polemicamente “come sia venuto in mente alla delegazione socialista di chiedere un incontro proprio a Macron, un uomo sordo a qualsiasi compromesso”. Siamo alla soglia dell’intimidazione.

Non è un bel clima quello che si sta vivendo in queste ore. Per fortuna domani Macron sarà in prima fila per celebrare la rinascita dalle ceneri di Notre-Dame, la chiesa che 5 anni fa rischiò di scomparire in un incendio. All’epoca il presidente doveva vedersela con la rabbia dei gilet gialli, che volevano – anche loro! – le sue dimissioni. La commozione mondiale per il rogo di Notre Dame distolse l’attenzione dei media dalle difficoltà in cui si trovava il presidente. La cerimonia, con la presenza di autorità di tutto il mondo da Trump a Mattarella, salverà ancora l’immagine di Macron?