Martedì 19 Novembre 2024

Crisi di governo in Olanda: “Il Rutte IV è caduto”. Cosa sta succedendo

L'esecutivo esplode sulla legge per l’immigrazione. Verso nuove elezioni, probabilmente in autunno

Mark Rutte, primo ministro dell'Olanda (Ansa)

Mark Rutte, primo ministro dell'Olanda (Ansa)

Roma, 7 luglio 2023 – Terremoto politico in Olanda, alle prese in queste ore con una crisi di governo che pare difficilmente reversibile. Il “Rutte IV è caduto”, riportano i media locali. L’alleanza guidata dallo stesso primo ministro Mark Rutte, a trazione conservatrice, sarebbe saltata nel momento di approvare alcune misure legate a immigrazione e asilo.

La coalizione che teneva in piedi l’esecutivo era formata dal Partito popolare per la libertà e democrazia (VVD), di cui è membro lo stesso primo ministro, dai liberali di D66, dai cristiano democratici dell'Appello cristiano democratico (Cda) e dai calvinisti dell'Unione Cristiana (Cu).

La crisi giunge a cielo tutt’altro che sereno. Sono mesi che i colloqui sull'asilo si trascinano, lacerando la maggioranza. Si apre ora la strada a nuove elezioni, probabilmente in autunno. Ottobre il mese in cui l’Olanda dovrebbe tornare alle urne. Rutte era diventato premier nell’ottobre 2010, cadrebbe quindi dopo quasi 13 anni di governo. 

Perché Rutte è caduto

I nodi principali che hanno spaccato l’asse di governo riguardano le misure di asilo e la legge sull'immigrazione. Temi su cui i partiti della maggioranza erano a distanza siderale da tempi. Negli ultimi giorni la questione è deflagrata: in particolare tra VVD e CU lo scontro si è acceso sulle misure per limitare il ricongiungimento familiare. Da un lato i partiti VVD e CDA, su posizioni intransigenti, e dall'altro, per la linea più morbida, liberali e calvinisti. Differenze che alla resa dei conti si sono rivelate inconciliabili. 

Oggi era chiaro ai più che la situazione fosse sul punto di esplodere. I parlamentari del più piccolo partito di coalizione si erano riuniti già all’ora di colazione prima della riunione di coalizione, dopo gli ennesimi colloqui con i ministri della CU. I tentativi per avvicinare le parti negli ultimi giorni sono stati diversi. L'ultimo piano discusso venerdì prevedeva il cosiddetto pulsante di accensione e spegnimento per il ricongiungimento familiare. Se l'afflusso di migranti era troppo alto, quel pulsante poteva essere disattivato. Una soluzione di compromesso su cui però non si è trovata convergenza. Così come per i piani precedenti.

Ieri, ad esempio, VVD e CDA hanno suggerito loro stessi di elaborare una legge d'iniziativa per l'introduzione di un sistema a due stati per concedere diversi diritti ai migranti. Ma D66 e CU sono stati irremovibili. Mercoledì la dimostrazione di forza di Rutte che ha messo sul tavolo un corposo pacchetto di richieste, surriscaldando ulteriormente gli animi. Ma lo stesso primo ministri il giorno successivo aveva concesso ai partiti di coalizioni altre 24 ore per esaminare una proposta finale su cui trovare l’intesa. Ma l’accordo non è arrivato. 

Rutte, Meloni e la sintonia sull’immigrazione

Mark Rutte si è sempre mostrato un valido alleato di Giorgia Meloni sullo scacchiere europeo nel suo primo anno da premier. Con il primo ministro olandese Meloni era particolarmente in sintonia proprio sulle politiche migratorie da adottare in Ue. Recentemente lei e Rutte erano stati in missione in Tunisia, insieme alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. L’obiettivo era quello di chiudere un memorandum d’intesa con il paese nordafricano che spaziasse dall’economia all’immigrazione. Una partita non facile che potrebbe ora complicarsi ulteriormente.