Martedì 12 Novembre 2024
Giovanni Panettiere
Esteri

Israele e i crimini di guerra. “Netanyahu rischia la cattura all’estero. Ma tempi lunghi per la sentenza”

Il giurista Pustorino (Luiss) difende il procedimento alla Corte penale dell’Aja: nessun pregiudizio. “In caso di mandato internazionale chi ha firmato il trattato deve eseguire il fermo, Italia compresa”

Roma, 22 maggio 2024 – Nulla è ancora scritto, c’è solo la richiesta dell’accusa d’arresto internazionale ai danni dei vertici di Israele e Hamas per crimini di guerra e contro l’umanità. Ciononostante la sola ipotesi che per Netanyahu possa profilarsi il carcere, su disposizione della Corte penale internazionale, per come ha gestito – a suon di raid e operazioni di terra nella Striscia di Gaza – il dopo 7 ottobre, giorno della carneficina di Hamas nei kibbutz, è già un terremoto giuridico che mette a «rischio arresto» anche i viaggi all’estero del premier israeliano. A spiegarlo è Pietro Pustorino, ordinario di Diritto internazionale alla Luiss di Roma, per il quale, nell’istanza della Procura, “non c’è alcuna equiparazione” fra Israele e Hamas.

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Un'immagine dalla Striscia di Gaza
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Entro quando arriverà il verdetto del collegio ristretto della Corte sulla richiesta della Procura generale?

“Non ci sono tempi predeterminati, potrebbero passare poche settimane o qualche mese. Vista la delicatezza della richiesta, è da presumere che il collegio dei giudici, membri della Pre-Trial Chamber, analizzerà con molto rigore il fondamento della richiesta e ciò richiede tempo”.

Hamas è un’organizzazione terroristica islamistica, ma la Corte non ha competenza sul terrorismo: ravvisa un vulnus giuridico nella richiesta della Procura?

“Non vedo contraddizioni. La richiesta di mandato di arresto non riguarda l’associazione terroristica di Hamas, né il crimine di terrorismo, ma è rivolta nei confronti di alcuni dei suoi leader politici e militari e concerne una serie di crimini di guerra e contro l’umanità previsti espressamente nello Statuto della Corte”.

Un eventuale mandato d’arresto che effetto può avere su Netanyahu, considerando che Israele non ha sottoscritto lo Statuto di Roma, istitutivo della Corte dell’Aja?

“Israele non è parte dello Statuto e quindi non è tenuto a collaborare con la Corte. Tuttavia, la Palestina dal 2015 è membro dello Statuto e, sulla base delle regole di funzionamento delle attività della Corte, ciò implica che questa abbia giurisdizione sia sui crimini commessi da israeliani e palestinesi nei territori palestinesi, sia sui crimini commessi dai soli palestinesi in Israele”.

Esiste un obbligo giuridico per i 124 Paesi sottoscrittori dello Statuto – Italia compresa – di dare esecuzione ad un eventuale mandato di arresto per i leader di Hamas e Tel Aviv?

“Sì, hanno l’obbligo di arrestare e consegnare alla Corte gli individui per i quali è stato emesso un mandato di arresto da parte della stessa”.

Ogni viaggio all’estero per Netanyahu rischierebbe così di tradursi in una trappola o è più facile che a ’vedersela nera’ siano Sinwar e Haniyeh, capi di Hamas?

“Per tutti gli individui inseguiti da un mandato di arresto della Corte i viaggi all’estero, soprattutto nei Paesi parti dello Statuto, costituiscono un grave rischio a fronte dell’obbligo di arresto da parte di tutti i Paesi parti dello Statuto”.

Il Belgio si è detto in sintonia con la richiesta della Procura: è qui che i vertici di Israele, potrebbero nel caso finire in manette?

“Certamente, la volontà politica di un Paese di collaborare con la Corte può agevolare l’esecuzione dell’obbligo di arresto”.

Scendendo nel merito della richiesta della Procura, è condivisibile l’equiparazione tra uno Stato democratico, come Israele, e i terroristi di Hamas?

“Nella richiesta non è presente alcuna equiparazione del genere. Semplicemente, riguarda la medesima vicenda conflittuale. Di conseguenza, il procuratore, in modo obiettivo e imparziale, ha richiesto l’emissione di mandati di arresto per individui appartenenti alle varie fazioni in conflitto”.

Se non ci sarà nessun mandato d’arresto o comunque non sarà possibile eseguirlo, questa richiesta non rischia di essere un esercizio di stile o una mossa politica ascrivibile alla voce antisemitismo e dintorni?

“No, nessun pregiudizio. Quale che sarà la decisione della Pre-Trial Chamber, la Corte nel suo complesso agisce sempre nel rispetto delle regole che ormai vincolano più Stati e che riguardano il controllo su norme poste a tutela di principi fondamentali della comunità internazionale”.