Brasilia, 1 giugno 2020 - L'ultimo bilancio della pandemia di Coronavirus nel mondo: più di sei milioni di casi e oltre 372.000 morti. I dati aggiornati della Johns Hopkins University parlano, precisamente, di 6.170.474 di contagi e di 372.099 decessi a livello globale. Gli Stati Uniti restano il Paese con il maggior numero di contagi (1.790.191), seguiti da Brasile (514.849) e Russia (405.843).
Gli Stati del Sudamerica
In America Latina è stato superato il milione di contagi. Secondo quanto rende noto Worldometer, sito di statistica, che aggrega i dati provenienti dalle varie fonti ufficiali nazionali, sono 1.013.538 i casi confermati, mentre sono 51.202 le persone che finora hanno perso la vita. L'epicentro resta appunto il Brasile, dove si registrano circa 30mila vittime. In Messico sono invece stati confermati 90.664 casi e in Perù 164.476. In Cile i contagiati sono circa 100mila e oltre 39mila quelli in Ecuador secondo dati ufficiali. In Colombia, il numero di casi confermati ha superato i 27mila, mentre in Argentina sono più di 16.800.
Bolsonaro tira dritto
In Brasile, nonostante il dilagare del virus, il presidente Jair Bolsonaro ha di nuovo vietato le raccomandazioni di distanziamento fisico: senza mascherina, il leader di estrema destra ha incontrato un gruppo molto stretto di sostenitori nella capitale Brasilia mentre la folla cantava "Mito! Mito! Mito!". Bolsonaro è stato un forte oppositore del lockdown come misura di contenimento, considerandolo inutile e dannoso per l'economia, ma ha affrontato intense critiche da parte delle autorità statali preoccupate e dai cittadini arrabbiati.
Fin da subito Bolsonaro ha deciso di ignorare la minaccia, definendo il Coronavirus un'influenza come le altre. I ministri che si sono opposti alla sua linea e hanno cercato di mettere in discussione la sua scelta di normalità hanno perso il posto, i governatori che hanno adottato una linea e misure in contrasto con le sue sono entrati in rotta di collisione con il presidente. Una scelta che potrebbe anche premiarlo in termini di consenso: non chiudere, in un paese in cui il 40% della popolazione non ha un contratto di lavoro, previdenza sociale o risorse può risultare una decisione che paga. "La gente ha più paura di morire di fame che di Coronavirus", spiega Bernhard Weber, che distribuisce pacchi alimentari nelle favelas di Rio de Janeiro, citato dalla Dpa.
Messico, il lockdown non piace
Anche in Messico il presidente Andres Manuel Lopez Obrador non è stato da subito un fan del distanziamento sociale. E' andato avanti parecchio facendosi riprendere mentre stringeva mani e distribuiva abbracci e baci ai suoi sostenitori. Poi quando il tasso di contagio è iniziato a salire, nel secondo maggiore paese della regione, il suo governo ha dichiarato lo stato di emergenza e chiuso i servizi non essenziali. Adesso si trova nella fase del picco dell'epidemia. Ma il presidente ha in programma un tour del paese di cinque giorni. Ha promesso di mantenere una "distanza di sicurezza" durante gli eventi programmati.
L'Argentina trema
L'Argentina ha adottato misure rigide per contenere la malattia, cercando di evitare che si concretizzasse l'incubo che ormai si sta materializzando, con il Covid che ha raggiunto le baraccopoli di Buenos Aires, dove non esiste lo spazio per mantenere le distanze sociali e dove i casi sono triplicati in una settimana. "I nostri sforzi e il nostro lavoro sono interamente concentrati ora su quelle aree", ha dichiarato il presidente Alberto Fernandez, che è riuscito a riportare sotto controllo la pandemia attraverso l'adozione di rigide misure di distanziamento. Ma se il virus dilaga nelle baraccopoli i numeri subiranno un'impennata: "Abbiamo una grossa popolazione nelle zone urbane. Se si ammalano, il sistema collasserà", ha dichiarato Daniel Gollan, ministro della Salute della provincia di Buenos Aires.