"Un attentato a San Pietroburgo, la città natale di Putin, contro un blogger ultranazionalista, oltretutto in un locale che pare essere di Evgeny Prigozhin, il capo del gruppo Wagner, è un gesto clamoroso e lascia intendere che in Russia è in atto una guerra di potere molto più pesante di quanto ci immaginiamo. Sicuramente è una storia molto oscura". Così la giornalista Anna Zafesova, grande conoscitrice della Russia.
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Il mandante è russo o a colpire uno dei cantori del Putinismo più radicale sono stati invece i servizi ucraini?
"Allo stato non è possibile privilegiare una pista. È ancora presto. Possiamo però elencare le ipotesi. Non può non colpire il fatto che gli ultimi due attentati, quello contro Daria Dugina e questo, son stati compiuti contro esponenti ultranazionalisti, la frangia più radicale del Putinismo. Ma attenzione, può essere un messaggio a Putin o un messaggio di Putin".
In che senso un messaggio “a Putin“ o “di Putin“?
"Un messaggio a “a Putin“ da parte di chi vuole la fine della guerra, “di Putin“ perché, come hanno ipotizzato alcuni politologi di opposizione, se Putin decidesse di venire a più miti consigli e trattare potrebbe avere la necessità di colpire i propagandisti più feroci del “mondo Zeta“, quelli che quando l’esercito russo si era ritirato da Kharkiv o Kherson gridarono al tradimento e chiesero l’uso dell’arma atomica".
Una sorta di operazione preventiva?
"A Putin non mancherebbe certo il coraggio. Se, per quanto improbabile sia, Putin decidesse di moderare i toni e di trattare, è chiaro che certi propagandisti vanno tacitati, per evitare che accusino Putin di tradimento. In questo senso parlo di “operazione di Putin“. Può però anche essere una resa dei conti all’interno dell’estrema destra ultranazionalista russa. E poi, ci sono altre due ipotesi: può essere una operazione dei servizi ucraini, o magari di eventuali gruppi russi anti Putin, ma questa ultima mi pare l’ipotesi più improbabile. Ovviamente, ritengo che in ogni caso i servizi russi daranno la colpa agli ucraini. A prescindere".
Quanto credibile è l’ipotesi che si tratti di un messaggio contro Putin e Prigozhin?
"Certo, il fatto che si colpisca con una bomba un bar di Prigozhin che ospita eventi del “cyberclub zeta“ al quale partecipa un blogger ultraradicale, famoso per aver detto in un evento al Cremlino che “uccideremo tutti quelli che ci serve“, fa capire che è successo qualcosa fuori dal comune. Può quindi essere un attacco a Putin da chi nel sistema ritiene che sarebbe l’ora di metter fine al conflitto. O, come dicevo, il suo opposto, con Putin che usa l’attentato per creare le premesse di sua svolta strategica. Di certo al Cremlino o sono responsabili oppure, se sono le vittime dell’operazione, hanno capito bene il messaggio".
Come reagisce il mondo ultranazionalista?
"Dai commenti che vedo sui social, se la prendono con gli ucraini. Dicono che “Kiev l’ha fatto per dimostrare che possono calpestare la Russia: dobbiamo rispondere“. Tutto prevedibile. Si chiede una escalation".