Lunedì 22 Luglio 2024
GIOVANNI ROSSI
Esteri

In Francia è rebus governo: larghe intese o tecnici, ma la strada è in salita. Tutti gli scenari possibili

Macron prende tempo e respinge le dimissioni del premier "per assicurare la stabilità". Mélenchon chiede il mandato, però un esecutivo di sinistra è improbabile

Roma, 9 luglio 2024 – E adesso? La Francia vive una situazione inedita. Dopo il ballottaggio delle legislative, nessuna forza politica e nessun raggruppamento di partiti ’affini’ ha una maggioranza dalla sua. La sonora bocciatura del Rassemblement national (l’estrema destra di Jordan Bardella e Marine Le Pen), la sorprendente vittoria del Nouveau front populaire (cartello egemonizzato dalla sinistra radicale) e la parziale rimonta di Ensemble (alleanza centrista benedetta dall’Eliseo) agitano i politologi e preoccupano le piazze. Soprattutto quelle finanziarie alle quali l’incertezza non piace. Un Paese con debito pubblico oltre i 3.000 miliardi – in termini assoluti più alto di quello italiano – non può permettersi scivoloni. E anche la procedura per deficit eccessivo avviata da Bruxelles sollecita scelte chiare e convincenti.

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Emmanuel Macron
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ELISEO SOTTO PRESSIONE

Tutte le antenne sono sintonizzate sul presidente della Repubblica Emmanuel Macron. Tocca a lui assumere le "decisioni necessarie" per favorire la nascita di un governo. La prima – rifiutare le dimissioni del primo ministro Gabriel Attal, suo scudiero, invitandolo "a restare al suo posto per qualche tempo, per assicurare la stabilità" – scatena la riprovazione della sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon. "Non è possibile che la permanenza di Attal a Matignon cancelli il voto del popolo", attacca Manuel Bompard, coordinatore della France Insoumise, annunciando la riunione dei "vari partiti del Nouveau front populaire per essere fedeli alla speranza sorta in tutta la Francia". Ma nessuno scenario appare in discesa.

GOVERNO DI SINISTRA

Improbabile. Perché mancano 107 seggi per la maggioranza in Assemblea nazionale. E con i suoi 182, la gauche vincitrice (socialisti, ecologisti, comunisti e France Insoumise) non sembra poter trovare alleati per un programma di forte aumento della spesa sociale reclamata dalla parte più in difficoltà del Paese. Inoltre l’invito del leader socialista Raphaël Glucksmann a comportamenti "adulti" va in direzione opposta al massimalismo di Mélenchon che pare rivendicare a sé e alla France Insoumise l’immaginata guida del governo. Un esecutivo di minoranza, soprattutto con queste premesse, non durerebbe.

GOVERNO CENTRISTA

L’abbinata Républicains-Ensemble vale 231 voti ai quali potrebbero aggiungersi quelli catturati da forze minori. Ricette compatibili in economia ma indigeribili a sinistra. Come sopra: ruote sgonfie.

LARGHE INTESE

Un’alleanza tra Repubblicani, centristi, ecologisti e socialisti (qualora rompessero con France Insoumise) supererebbe largamente i 289 voti necessari. I segnali in uscita dalla sinistra per ora non spalleggiano l’aritmetica. Ma se il candidato premier di Macron fosse Glucksmann, allora la pista potrebbe consolidarsi.

ESECUTIVO TECNICO

Non una novità assoluta, ma comunque una scelta eclatante che difatti gli osservatori ribattezzano " à l’italienne ". Pochi i precedenti, ma sempre con un’ampia maggioranza (oggi non scontata). Il mandato di questa super amministrazione – anche di minoranza, grazie ad astensioni strategiche – sarebbe la continuità dello Stato fino a nuove elezioni. I profili autorevoli non mancano ma la rete di sostegno va creata.

CRISI ISTITUZIONALE

I media francesi esplorano il caso in cui Macron, contraddicendosi, si dimettesse. Significherebbe elezioni presidenziali da indire e Assemblea nazionale – senza bussola – che potrebbe essere sciolta solo tra un anno. Sarebbe la tempesta perfetta sognata dal Rassemblement national. Mélenchon, che nel 2027 vorrebbe l’Eliseo non meno di Marie Le Pen, la pensa diversamente: Macron "è responsabile del pasticcio", se in Assemblea non emerge una maggioranza, "è normale che se ne vada". Ma l’ipotesi suggerita appare poco credibile.