Roma, 16 maggio 2024 - Emergono nuovi retroscena sui giorni che hanno preceduto l'attacco della Russia all'Ucraina nel febbraio 2022. Mentre l'Occidente si interrogava sul se ci si dovesse preparare a un conflitto con Putin, il presidente russo lanciava in orbita Cosmos-2553, un satellite sperimentale che può essere armato con una testata atomica. A parlarne è il Wall Street Journal.
Nello specifico si tratta di un'arma anti-nucleare, lanciata diciannove giorni prima dell'invasione, in grado di distruggere in orbita decine se non centinaia di satelliti, mandando in tilt le reti di comunicazione dell'Occidente. Cosmos potrebbe ad esempio fare la differenza nelle prime ore (e non solo) di un eventuale conflitto che veda coinvolta direttamente la Nato.
Secondo il Wsj, il satellite non sarebbe ancora stato armato con un ordigno atomico, ma rappresenta già una preoccupazione per l'amministrazione di Joe Biden. Un funzionario governativo ha dichiarato al quotidiano che sebbene la Russia non abbia mai nascosto di aver lanciato Cosmos-2553, lo ha finora presentato come un satellite dedicato alla ricerca scientifica. Invece, sin dal 5 febbraio 2022, sarebbe stato utilizzato come "piattaforma di ricerca e sviluppo per le componenti non-nucleari di un nuovo sistema armamentale".
A parlare per la prima volta di questa "seria minaccia alla sicurezza" degli Stati Uniti - allora ancora avvolta nel mistero - è stato il deputato repubblicano Mike Turner, presidente della commissione parlamentare sull'intelligence. A febbraio ha definito la questione "la crisi dei missili di Cuba portata nello spazio", chiedendo a Biden di rivelarne l'esatta natura. Il governo ha risposto in parte minimizzando, sottolineando che si tratti di una minaccia "seria, ma non immediata".
La Russia continua a difendersi dalla pesante accusa, sostenendo che il lancio di Cosmos-2553 abbia solo intenti scientifici. Putin si è inoltre detto a più riprese contrario all'installazione di armamenti nucleari nello spazio. Eppure, il satellite si trova in una posizione troppo bassa per le ricerche, ma perfetta per colpire i 6.700 dispositivi statunitensi in orbita. Per ripristinarne la piena operatività in seguito ad eventuali danni sarebbe necessario più di un anno.