Roma, 21 ottobre 2020 - In Brasile è morto un volontario, coinvolto nella sperimentazione clinica del vaccino Covid-19 sviluppato da AstraZeneca e dall'Università di Oxford. Lo ha reso noto l'agenzia responsabile della sanità pubblica, che ha comunque annunciato che i test continuano. Secondo quanto scrive il quotidiano O Globo, il volontario era un medico di 28 anni, impegnato in prima linea a Rio de Janeiro, e sarebbe deceduto per il Coronavirus. Non è chiaro se facesse parte del gruppo a cui veniva somministrato il vaccino o di quello che riceveva un placebo.
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lntanto, il presidente del centro di ricerca Irbm di Pomezia Piero Di Lorenzo, che collabora con l'Università di Oxford per la realizzazione di un vaccino per Astra Zeneca, conferma la disponibilità delle prime dosi entro dicembre, già annunciata nei giorni scorsi dal presidente del consiglio Giuseppe Conte. Secondo Di Lorenzo "se non insorgono problematiche improvvise - ha detto nel corso di un'intervista concessa al sito Financial Lounge - è ragionevole pensare che la fase clinica di sperimentazione possa concludersi entro fine novembre o i primi di dicembre". "Conclusa la fase 3 - ha proseguito - la palla passa all'Ema (l'Agenzia europea del farmaco, ndr) per l'eventuale validazione".
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In tempi normali, per la validazione di un farmaco occorrono tra i sei e i dodici mesi. Ma questi, sottolinea lo stesso Di Lorenzo, "non sono tempi normali". Non a caso l'Ema ha già cominciato la validazione del vaccino Irbm/ Oxford (la "rolling review", revisione continua) proprio per accelerare i tempi e arrivare all'eventuale via libera nel giro di poche settimane. Dunque, dati alla mano, la distribuzione delle prime dosi di vaccino entro l'inizio di dicembre paventata da Conte è plausibile poichè, spiega Di Lorenzo, "il trial clinico può concludersi prima della fine di novembre, ma certamente non posso fare previsioni o commenti sui tempi di validazione".
Una volta ottenuto il via libera dall'Ema, il vaccino andrà ovviamente prodotto e distribuito su larga scala. "La distribuzione su scala globale non è proibitiva - spiega - perchè un player come AstraZeneca ha la capacità di produrre 2 miliardi di dosi entro giugno 2021 e ha già cominciato a fabbricare dosi da un paio di mesi". Secondo Di Lorenzo, in Europa potrebbero arrivare 15-20 milioni di dosi entro fine anno e l'Italia, che ha già opzionato 70 milioni di dosi, potrebbe riceverne 2-3 milioni.
I primi a ricevere il vaccino, secondo il piano del ministero della Salute, saranno sanitari, forze dell'ordine e ospiti delle Rsa. La corsa contro il tempo, quindi, prosegue senza sosta: "Da gennaio stiamo lavorando ventre a terra - commenta l'ad di Irbm - abbiamo la fortuna di avere ricercatrici e ricercatori, che, oltre ad essere particolarmente bravi, sono molto volenterosi. Il nostro segreto? Lavorare tanto e avere anche un po' di fortuna, perchè senza una delle due non si va da nessuna parte. Detto questo, sono orgoglioso che un'azienda italiana sia in prima linea in questo progetto, anche se sono convinto che la scienza non sia italiana, inglese o americana ma sia un bene globale. Allo stesso tempo sono orgoglioso di poter lavorare insieme a un'università prestigiosa come Oxford e a un player globale come AstraZeneca".
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