Londra, 5 aprile 2020 - Sull'emergenza Coronavirus l'inossidabile Elisabetta II incoraggia e sprona i sudditi in uno storico discorso dagli schermi della tv, in cui qualcuno ha visto echi alla Churchill. L'anziana sovrana britannica lancia un appello "all'autodisciplina" e alla risolutezza di fronte alla più grave avversità che incombe sul suo Regno e sul mondo dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ma anche un monito alla consapevolezza della dimensione di un evento, l'emergenza coronavirus, che ha portato e porterà inevitabilmente con sé lutti e "cambiamenti enormi nella vita quotidiana". Tre le parole chiave: disciplina, consapevolezza e sfida.
FOCUS / Boris Johnson ricoverato in ospedale
Il discorso è da considerarsi storico soprattutto perché, in 68 anni di regno, è solo la quarta volta che Elisabetta II si rivolge al suo popolo, al di fuori dei tradizionali messaggi di Natale. Prima, aveva parlato ai sudditi solo in occasione del primo conflitto in Iraq, dei funerali di lady Diana e l'ultimo per la scomparsa di sua madre ultracentenaria nel 2002.
Un discorso trasmesso con toni che riflettono l'urgenza: oggi i dati fanno segnare oltremanica un nuovo picco di contagi, quasi 6.000 in più in 24 ore, con una conta di morti totali censiti arrivata quasi a quota 5.000. E in tutto ciò la gente non sembra ancora troppo impaurita dalla pandemia, come dimostrano i parchi di Londra affollati di questa domenica primaverile. Lo stesso premier Boris Johnson, che all'inizio era piuttosto ottimista, da un paio di settimane si è allineato alla strategia globale del lockdown e ora è costretto a minacciare di bandire persino l'esercizio fisico all'aperto.
L'epidemia, avverte severa Sua Maestà dalla Drawing Room del castello di Windsor, non fa sconti, è un tempo di prova, di "crescente difficoltà". "Un tempo di sconvolgimento nella vita del nostro Paese", rimarca, che ha ha già "portato dolore ad alcuni, problemi finanziari a molti ed enormi cambiamenti alla vita quotidiana di tutti". L'invito e la sfida al suo popolo, espressi con echi alla Winston Churchill, primo ministro all'epoca della sua incoronazione, è a mostrare le qualità migliori, con "orgoglio", in questa battaglia senza armi e senza bombe. Ad essere degno del giudizio del posteri. "Spero che chi verrà dopo di noi possa dire dei britannici di questa generazione che sono stati forti" come le altre, scandisce con fermezza da matriarca la sovrana, 94 anni fra due settimane, guardando all'orizzonte d'una storia di cui è stata protagonista per decenni, anche in momenti più tormentati di quello attuale.
Si tratta di testimoniare che "l'autodisciplina, la determinazione e la fratellanza" sono ancora parte del "carattere di questo Paese", incalza la monarca dal rifugio di Windsor in cui si è trasferita col quasi 99enne consorte Filippo per allontanare il più possibile l'ombra di un virus che ha già colpitp, seppur in forma lieve, tanto l'erede al trono Carlo quanto il premier Boris Johnson, la sua compagna incinta Carrie Symonds e un discreto numero di consiglieri e ministri. Ministri come il titolare della Sanità, Matt Hancock, furioso coi connazionali che continuano a sottovalutare il pericolo in modo "incredibile", credendo di poter impunemente sfruttare la domenica di sole per abbronzarsi in pubblico.
Intanto Keir Starmer, volto più moderato del Labour eletto ieri leader dell'opposizione al posto del vecchio socialista radicale Jeremy Corbyn, prova a entrare subito nel dibattito sul coronavirus per non essere emarginato dalla scena. Dopo aver accettato l'invito di Johnson a collaborare costruttivamente su "un'emergenza nazionale" e aver promesso di non voler cercare "vantaggi di partito" non rinuncia tuttavia a criticare "i gravi errori" imputati finora al governo Tory; in particolare i ritardi sugli equipaggiamenti protettivi e i test al personale della sanità pubblica (Nhs). Mentre al contempo strizza l'occhio alle impazienze d'una parte della gente e a quegli esperti che insistono a non credere che il lockdown possa durare a lungo, sfidando i ministri a preparare un piano B per i loro settori di competenza: ossia, una exit strategy.